lunedì 29 novembre 2010

Pizzichi torna a passeggiare in Piazza.

Da venerdì l’ex presidente di Eutelia è stato rimesso in libertà.
E’ finalmente libero Leonardo Pizzichi che ha subito oltre quattro mesi e mezzo di misura cautelare per il caso Agile-Eutelia. L’ex presidente di Eutelia da ieri non è più agli arresti domiciliari, che sono seguiti dopo tre mesi di detenzione in carcere a Santo Spirito. E ieri Pizzichi ha finalmente potuto fare la sua prima passeggiata in piazza del Campo, nella città dove è nato e cresciuto e che tanto ama, mostrando così, oltre che un caloroso attaccamento alle sue radici, un temperamento di grande maturità. Pizzichi è stato salutato da tanti amici commossi nel riabbracciarlo dopo un periodo di lontananza forzata così lungo e doloroso. La posizione di Leonardo Pizzichi, arrestato lo scorso 9 luglio, insieme ad altre sette persone, ha iniziato a vedere la possibilità di uno sblocco nel mese di settembre dopo che il pubblico ministero romano che coordina le indagini ha interrogato direttamente l’ex presidente di Eutelia che ha fornito una serie di elementi fondamentali a fare chiarezza nell’ambito dell’inchiesta. Dopo l’interrogatorio il magistrato ha concesso i domiciliari e ieri la libertà. Resta la pesantezza del provvedimento restrittivo nei confronti di Pizzichi, tenuto in arresto per quasi 5 mesi, e un faticoso percorso difensivo che ha impiegato parecchio tempo prima di essere preso in considerazione. L’accusa per Pizzichi è di concorso in bancarotta per la vicenda Agile-Eutelia

mercoledì 24 novembre 2010

La lenta agonia dei dimenticati di Eutelia

Altri 6mila in cassa integrazione ed è guerra con i pochi che lavorano

Troppo stanchi per salire su una gru come gli immigrati di Brescia, ma non per odiarsi a vicenda: i lavoratori di Eutelia, un anno dopo l’esplosione della crisi (pilotata) che li ha colpiti, sono ridotti ai minimi termini. Delle oltre 10 mila persone che facevano parte del gruppo Omega, solo 373 hanno conservato il loro posto di lavoro. È notizia di pochi giorni fa che anche i 6 mila dipendenti di Phonemedia, il grande call center comprato da Omega nel 2009 ora in fallimento, sono entrati in cassintegrazione senza prospettive di reintegro. Anche Libeccio, la holding che dalla sede di Londra controllava Omega, è fallita. Dentro quel che resta di Eutelia, invece, lavorano ancora 450 persone, terrorizzate dall’ipotesi che il destino degli ex colleghi di Agile possa tornare sulle loro spalle, come prevederebbe la legge visto che la cessione dell’ex ramo d’azienda di Eutelia è stata dichiarata illegittima. Ma a decidere sarà, il 15 dicembre, il Tribunale di Arezzo.


Le aziende da spolpare
Tredici mesi fa, il 14 ottobre 2009, il Fatto Quotidiano ha rivelato le operazioni del gruppo Omega, l’azienda di Claudio Marcello Massa e Antonangelo Liori. Compravano a costo zero società indebitate e in difficoltà – questa l’accusa dei magistrati – per lasciarle poi fallire dopo averle spolpate, liberandosi dei dipendenti e dei costi connessi, incluse le liquidazioni. Secondo la Procura di Milano, che ha arrestato i vertici di Omega (ancora in carcere), l’obiettivo era quello di approfittare delle commesse già ottenute, intascando i ricavi prima di dover far fronte a costi e debiti. Un’operazione che valeva milioni di euro, visto che Agile incassava ogni mese anticipi e rate da clienti importanti, quali ministeri e Regioni, che avevano comprato i suoi servizi informatici. Il tutto senza badare al costo degli stipendi dei lavoratori (che, senza troppe spiegazioni, semplicemente non venivano più pagati).

Che i proprietari di Omega non avessero a cuore la sorte dei loro dipendenti è risultato ancora più chiaro da un’intercettazione del 10 luglio 2009: se fallisce Agile “io continuo ad avere la mia macchina, il mio autista, il mio elicottero, la mia villa… tutto uguale e loro non hanno più lavoro. Questa è la storia”, diceva Antonangelo Liori al fratello Sebastiano, prima di finire in carcere per bancarotta fraudolenta. Come lui restano reclusi, in attesa della prima udienza del processo milanese fissata per dicembre, anche l’ex tesoriere di Omega Marco Fenu e gli ex membri del consiglio di amministrazione Pio Piccini e Riccardo Camalleri. Se la passano un po’ meglio sul versante Eutelia: l’ex amministratore Isacco Landi e l’ex presidente Leonardo Pizzichi hanno ottenuto gli arresti domiciliari, mentre il fondatore Samuele Landi resta latitante a Dubai (spesso visitato dalla moglie che fa la spola tra gli Emirati Arabi e Arezzo).

Le promesse della politica
All’inizio sembravano coinvolti solo i duemila dipendenti di Agile, ma le dimensioni della faccenda hanno assunto presto ben altra portata. Per un po’, soprattutto da quando Samuele Landi ha fatto irruzione nella sede romana di Eutelia per sgomberarla dagli occupanti (coltello tra i denti e cappellino col teschio), ne hanno parlato tutti. Per lo “scandalo Eutelia” si sono spesi i politici più in vista, dal presidente della Camera Gianfranco Fini al leader Idv Antonio Di Pietro, che ai cassintegrati in protesta fuori da Montecitorio diceva: “Viene voglia di far saltare il Palazzo”. Poi è arrivata l’amministrazione straordinaria sia per Eutelia che per Agile-Omega, i lavoratori si sono stancati di occupare le piazze del potere capitolino e ai politici la faccenda è passata di mente. “Se vedi Di Pietro digli che siamo col sedere per terra e il cerino in mano”, si sfogano in una sede romana della Fiom-Cgil i cassintegrati (che da un anno prendono tra i 750 e i 950 euro al mese). Ma nessuno dei 373 che ancora lavorano si presenta all’incontro con Il Fatto.

Il gruppo dei diecimila si è diviso in fazioni: chi un impiego ancora ce l’ha e chi no, chi vuole tornare nell’azienda madre, cioè Eutelia, e chi combatte perché non succeda. Chi vuole parlare di futuro e chi urla perché sia chiaro, inequivocabile, che “non abbiamo nessun progetto di vita, nessuna opzione. Dobbiamo stare zitti sennò penseranno tutti che ci siamo sistemati”. È questa la protesta che interrompe Gloriana, il cui volto con l’anonima maschera bianca di plastica è stato più volte simbolo della protesta di Eutelia, mentre racconta che sta cercando di aprire un agriturismo. “Sono un tecnico informatico ma potrei fare l’olio d’oliva”, dice. “Taci! Ti ho detto di tacere! Vuoi che se ne freghino di noi, ancora di più?”, la zittiscono.

La guerra civile in ufficio
La situazione della sede Eutelia di via Bona è la sintesi delle fratture: al primo piano i dipendenti Agile, al terzo quelli di Eutelia. “Il secondo è vuoto così non s’incontrano e non si prendono a botte”, spiegano al Fatto i dipendenti che lì ci lavorano. Chi cerca una tregua (“Non parlare così, i rapporti tra di noi sono buoni, facciamo squadra”) fa infuriare la signora Adriana Guidotti. Occhi chiari, capelli biondi e trent’anni di esperienza, Adriana lavorava già in Eutelia quando ancora si chiamava Bull: “Io non sono un’ipocrita, perché dobbiamo dire bugie? Mi sono rotta di sentire balle”. Lavoratori che odiano i lavoratori e non solo: “Basta con tutti quelli che se ne fregano di noi. I nostri amministratori straordinari e i ministeri che ci hanno incrinato le spalle a furia di pacche si stanno coprendo il culo. Ma per noi non fanno proprio niente”. Dopo oltre un anno di cassa integrazione a 750 euro al mese, le donne di Agile, molte monoreddito e con figli, guardano alla loro azienda che solo tredici mesi fa portava in dote 150 milioni di euro di commesse: “Studiate un po’ i bilanci. I milioni in portafoglio oggi sono solo nove e c’è già chi sconta l’arresto sul divano di casa sua. E novemila di noi sono evaporati”.

lunedì 22 novembre 2010

Lavoro, Pd all'attacco di Cota "Inadeguato a gestire la crisi"

Manifestazione sotto la Regione con i lavoratori Agile


C'ERANO i lavoratori di Agile-Eutelia a testimoniate uno dei casi più gravi tra le centinaia di aziende in crisi in Piemonte, con 300 lavoratori solo nella nostra regione da mesi e mesi in cassa integrazione. E per ora senza speranze concrete di un ritorno al lavoro. C'erano quelli della Engineering. it (sono una quarantina quelli dichiarati in esubero, nonostante l'azienda sia in attivo) e quelli di altre imprese piccole e grandi in difficoltà per la crisi e non solo. Erano lì, sotto la pioggia, ieri pomeriggio, all'angolo tra piazza Castello e via Garibaldi, per una volta insieme ai rappresentanti di un partito che è, «anche», di sinistra. Il Pd.

C'erano parlamentari democratici (come Stefano Esposito), possibili candidati sindaco (Enzo La Volta)ei due segretari provinciale (Paola Bragantini) e regionale (Gianfranco Morgando) a volantinare, contenti, di abbandonare per qualche ora le discussioni su candidature e schieramenti per le amministrative. «Queste sono le cose che preferisco della politica - ha spiegato Bragantini distribuendo volantini - perché così sei davvero a contatto con le persone, quelle in difficoltà e quelle che anche solo passano. Certo c'è il problema che spesso, soprattuttoa fronte della gravità di una crisi economica come questa, ti sembra di portare a questa gente solo la tua solidarietà. Che sarà qualcosa, ma poi quando tornano a casa, cosa se ne fanno? Quindi c'è poi da fare tutto il lavoro dentro le istituzioni, perché è lì che questi problemi possono trovare una soluzione».

Istituzioni come la Regione sotto le cui finestre si svolgeva ieri la manifestazione. Morgando sotto la pioggia, attacca Cota e la sua giunta: «Qui in Piemonte stanno venendo fuori le grane che avevamo denunciato in campagna elettorale. Da un lato c'è il disinteresse del presidente Cota per ogni azione politica concreta: va sempre in tv a parlare di problemi nazionali o a ripetere slogan a cui fa seguito l'incapacità, sua e della sua giunta, di far seguire soluzioni concrete, cioè quella che è costruzione politica vera e che richiede competenzae lavoro anche oscuro. Purtroppo - continua il segretario regionale dei Democratici - è sempre più palese l'inadeguatezza della maggioranza regionale a governare il Piemonte in questa fase, un'inadeguatezza che è aggravata anche dai contrasti che stanno via via emergendo tra le due componenti, il Pdl e la Lega che ha un atteggiamento "proprietario". Contrasti che stanno paralizzando ulteriormente la già farraginosa azione della giunta».

lunedì 15 novembre 2010

AGILE/EUTELIA: GOVERNO ASSENTE, IL PIANO INDUSTRIALE PRESENTATO DAI COMMISSARI NON VA BENE

Nell’incontro al ministero dello Sviluppo Economico tenutosi giovedì 11 novembre u.s., abbiamo
conosciuto finalmente il Programma/Piano Industriale, che gli amministratori straordinari di Agile hanno redatto per la vendita della società.
All’incontro era incredibilmente assente il ministro Romani, malgrado gli impegni assunti con i lavoratori nell’incontro precedente.

Il piano presentato, che è stato giudicato assolutamente insufficiente dalle OO.SS. e dal Coordinamento
sindacale, risente della mancanza della maggior parte delle iniziative annunciate dal Governo e dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri, che dovevano servire a sostenere la possibilità di rilancio e di
ripresa delle attività aziendali e, quindi, dell’occupazione.

Il blocco amministrativo, la mancanza delle certificazioni, la possibilità di produrre garanzie per
procedere alle attività in appalto e le mancate risposte sui dispositivi che dovevano sostenere la società nelle gare d’appalto (sistemi premianti per la partecipazione in ATI alle gare d’appalto e per le
assunzioni dalla CIGS), sono gli elementi sui quali si erano spesi i vari interlocutori istituzionali che non hanno però ancora trovato risposte positive. Mentre la sensibilizzazione dei clienti “istituzionali”, ha prodotto risultati parziali che potrebbero essere vanificati proprio da quanto disatteso finora.

Tutto ciò condiziona pesantemente le prospettive di risoluzione dei problemi della società ed il piano
degli amministratori straordinari, che non può essere per questo accettato. Continuiamo a credere che
solo una risposta a tutti i 1500 lavoratori della società (anche differenziata), possa costituire una
risoluzione positiva della vertenza.

Come OO.SS. e come Coordinamento nazionale, continuiamo a credere che solo la reintegrazione del
ramo ceduto fraudolentemente da Eutelia ad Agile, possa rimettere in condizione tutti i lavoratori di
avere quella possibilità di trovare una prospettiva.
Sarebbe utile in primo luogo per ragioni industriali (l’integrazione tra le attività TLC e IT è un tema
sempre più attuale soprattutto in considerazione del fatto che stanno finalmente partendo gli
investimenti sulla “banda larga” e in Agile sono presenti le professionalità giuste per questo), per poter
svolgere le attività attuali (la titolarità dei contratti in capo a Eutelia e le attività svolte da Agile sono un elemento che crea ulteriore difficoltà) e di giustizia (la sentenza che ordina di rimuovere gli effetti della cessione ex art. 28 della legge 300/70 e quanto hanno subito ingiustamente i lavoratori).

L’alternativa proposta dal ministero di emettere i bandi di Eutelia ed Agile in contemporanea,
prevedendo la possibilità di “premiare” le offerte complessive, non appare sufficiente a rispondere alle richieste dei lavoratori.

Per quanto sopra nei prossimi giorni organizzeremo assemblee ed iniziative con tutti i lavoratori
affinché si modifichi l’impostazione del Piano e le risposte del ministero.

FIM, FIOM, UILM NAZIONALI
Roma, 15 novembre 2010

giovedì 11 novembre 2010

SI DEVE FARE L’INTERESSE DEI LAVORATORI ALTRIMENTI SI VA A CASA!

Federazione Impiegati Operai Metallurgici
Segreteria di Roma Sud-Ovest

Da quando è iniziata la sciagurata storia “dell’affaire Agile/Eutelia” sono stati ben pochi i soggetti che si sono assunti l’onere di rappresentare gli interessi di chi quelle aziende le aveva cresciute, alimentate e sviluppate e che ora subiscono le nefandezze ed i crimini dei loro pseudo manager: le lavoratrici ed i lavoratori.
Così è stato per i vari A.D. ed Amministratori vari che si sono succeduti, intenti a depredare danaro aziendale e a svilire professionalità ed aspettative future.
Lo è stato per molte Istituzioni Locali e Centrali attente a rappresentare interessi specifici e pronte a denunciare i limiti del loro agire, economico ed istituzionale.
Lo è stato per la Politica che, salvo rare eccezioni, ha raccolto la sfida e la rappresentanza delle rivendicazioni dei lavoratori il più delle volte a mero titolo elettorale, propagandistico e quando si è calata nello specifico, tentando proposte e soluzioni, lo ha fatto spesso senza concordarle con i diretti interessati ed in piena e deprecabile autonomia.

Il capitolo riguardante i Commissari e gli Amministratori straordinari non ha purtroppo rappresentato l’eccezione ma ha finito per riprodurre l’aspetto più anomalo e negativo di questa drammatica vicenda.
Infatti coloro che, proprio in virtù della dura battaglia e delle precise denuncie che hanno messo in campo i lavoratori, sono stati chiamati a svolgere il loro ruolo (in maniera retribuita, per intendersi) hanno spessissimo messo in campo iniziative incomprensibili ed in aperta contraddizione con l’interesse dei lavoratori stessi. Anzi il più delle volte è sembrato che quest’ultimi costituissero il problema e non la soluzione da ricercare e l’aspettativa da appagare.

L’approccio iniziale con una totale assenza di confronto e coinvolgimento, la sciagurata e personalistica gestione della Cassa Integrazione, la rotazione prevista nell’accordo al Ministero del Lavoro ma mai avviata seriamente, la chiusura di importanti servizi e la successiva esternalizzazione degli stessi (magazzino riparazioni Calenzano, portineria sede Roma etc) dove a fronte di utilizzo di risorse esterne decine di lavoratori sono finiti in Cassa Integrazione e quindi a carico della collettività, la assenza di qualsiasi azione tesa al rilancio dell’azienda sono incontrovertibili fatti che testimoniano che le azioni messe in campo non vanno nella direzione auspicabile e necessaria di una prospettiva futura che consenta, a fronte delle positive sentenze della magistratura, di risarcire i lavoratori del danno subito.

Se l’impostazione assunta e messa in pratica in questi mesi sarà la stessa che condizionerà il Piano futuro aziendale che Giovedì 11 verrà presentato al Ministero dello Sviluppo Economico, crediamo che sia doveroso che tutti ne traggano le degne conseguenze.

Quando non si vuol rappresentare i lavoratori è perché si è scelto di rappresentare altri interessi, legittimi o meno. Ma comunque altri interessi!

Questo non è tollerabile per chi ha deciso di mettere la propria vita in discussione pur di avere giustizia!
Abbiamo chiesto un confronto diretto, ampio e coinvolgente delle Istituzioni per trovare soluzioni condivise.

Altro non ci interessa!
Fiom Cgil Roma Sud RSU FIOM ROMA

mercoledì 10 novembre 2010

Samuele Landi ancora in Dubai? I legali della moglie nominati da lì

Udienza del riesame per il castello di Policiano (nella foto): la signora ha firmato al consolato


Arezzo, 10 novembre 2010 - Che Samuele Landi, sul cui capo pende da luglio un’ordinanza di custodia cautelare per il filone romano dell’inchiesta Eutelia, fosse nell’emirato arabo di Dubai è un indiscrezione che rimbalza da luglio, da quando la guardia di finanza non riuscì a rintracciarlo al momento di eseguire l’arresto. Le voci, anzi, si rincorrevano già da prima e si parlavano di un trasferimento per motivi di affari, dopo che l’ex uomo forte di Eutelia si era defilato dalle vicende aziendali e anche dal resto della famiglia.


Adesso, tuttavia, arriva non la prova provata dell’esilio dorato in medio oriente, ma almeno un indizio consistente, cioè una nomina di avvocati che viene direttamente da Dubai. Arriva nel corso dell’udienza del tribunale del riesame sul sequestro del castello di Policiano, formalmente appartenente alla moglie Laura Gallorini, ma che secondo il Pm Roberto Rossi e il Gip Simone Salcerini era di fatto nella disponibilità di Samuele.


Il caso è noto. Il 10 luglio il giudice Salcerini, su richiesta del Pm Rossi, ordina l’apposizione dei sigili alla splendida dimora, 46 stanze immerse in un parco di 11 ettari. Il castello è in vendita da qualche settimana per una cifra da record, otto milioni di euro, e i magistrati temono che la cessione possa tradursi in un danno alle parti lese dell’inchiesta Eutelia, dove si ipotizzano distrazioni di fondi per quasi cento milioni di euro. L’immobile, dicono, deve rimanere come un pegno per eventuali risarcimenti.

Siamo nel pieno della tempesta scatenata dalle otto ordinanze di custodia cautelare disposte dal Gip della capitale su richiesta della procura romana. L’ex amministratore delegato sfugge alla cattura, ma non il fratello Isacco (sarà messo ai domiciliari dopo qualche settimana) e l’ex presidente di Eutelia Leonardo Pizzichi, che in carcere resterà fino alle soglie dell’autunno. Il sequestro del castello appare come un elemento accessorio in tanta buriana, ma la moglie di Samuele ricorre comunque contro il provvedimento. Il Gip le dà torto e lei si rivolge al tribunale del riesame, dinanzi al quale la questione approda una decina di giorni fa.

Ed ecco il particolare che fa discutere. Perchè la signora ha sì firmato una delega ai suoi avvocati perchè discutano il caso in udienza, ma lo ha fatto appunto con autentica apposta dinanzi a un funzionario del consolato italiano a Dubai. Non è ancora la prova certa che il marito sia nello staterello confinante con l’Arabia Saudita, ma certo qualche deduzione si può cominciare a tentarla. Nell’emirato la moglie c’è sicuramente, visto che si è presentata di persona nella nostra sede diplomatica. E viene da pensare che dove è lei ci sia anche il marito. Al sicuro, se così è, da ogni rischio di arresto, perchè non esiste trattato di estradizione fra Italia e Dubai.

Il pm Rossi aveva eccepito la nullità della firma e dunque della nomina dei legali, ma i giudici del riesame (presidente Mauro Bilancetti con Gianni Fruganti e Piergiorgio Ponticelli) hanno respinto l’eccezione preliminare. Ieri dunque l’udienza di merito, nel corso della quale gli avvocati hanno ribadito la richiesta di dissequestro: il castello è della signora e non del marito, non può dunque essere considerato parte del patrimonio Landi e preso a garanzia di ipotetici risarcimenti. Inutile dire che Rossi si è opposto. Come sempre capita in questi casi, il tribunale si è riservato la decisione, che arriverà nel giro di qualche giorno.

Intanto, va avanti la trattativa fra il resto della famiglia Landi e la società di cui restano i maggiori azionisti su un maxi-risarcimento (alcune decine di milioni) che dovrebbe preludere allo scenario di un patteggiamento. Samuele non si è mai pronunciato, la sua posizione resta incerta. Che farà da Dubai, ammesso che lì sia stato o ci sia ancora?

sabato 6 novembre 2010

Convocazione al MiSE

Tuttle le sigle sindacali assieme a federmanager e tutte le amministrazioni regionali interessate sono state invitate all'ncontro presso il ministero dello sviluppo economico per l'11 novembre alle ore 16.00