venerdì 21 novembre 2014

Agile e il piano che non funziona Spesi 190mila euro, un assunto

ra Ivrea e Torino 191 addetti: previsti 1,5 milioni per la ricollocazione, utilizzati solo in minima parte Anche 15 posti a tempo determinato. Intanto a dicembre finisce la cassa integrazione in deroga
IVREA. La lettera di licenziamento ce l’hanno in tasca da un po’. Poi, i rinnovi della cassa integrazione in deroga, hanno posticipato il momento. Che è fissato, ora al 22 dicembre. Sono i lavoratori Agile, circa un’ottantina a Ivrea, altrettanti sulla sede di Torino, 700 in Italia. Una vicenda, quella dei lavoratori Agile, che per tante ragioni ha lasciato e lascia l’amaro in bocca. In ballo dal 2009, quando furono ceduti da Eutelia ad Agile, si tratta di lavoratori che provenivano dal mondo Olivetti ed erano passati attraverso l’esperienza di Getronics. Tecnici informatici specializzati, competenze e commesse per circa 250 milioni di euro in settori strategici della pubblica amministrazione, a cominciare dal ministero dell’Interno. In questi anni è accaduto di tutto: le vicende giudiziarie sono ancora in corso, la società è passata attraverso una procedura di amministrazione straordinaria. Oltre 200 lavoratori, una trentina a Ivrea, sono stati acquisiti da Tbs e hanno continuato ad operare. Per gli altri, è stato avviato un progetto di reinserimento al lavoro cofinanziato dall’Unione europea con fondi Feg, fondi europei per la globalizzazione. Il progetto, però, nonostante le risorse disponibili fossero importanti (poco meno di un milione e mezzo di euro, di questi 968mila dell’Europa e 521mila euro della Regione Piemonte) si è dimostrato piuttosto fragile. E molti dei soldi, di fatto, nono sono stati utilizzati. I lavoratori, peraltro, lo avevano denunciato più volte attraverso le organizzazioni sindacali.
Ma come è andata? Intanto i soldi spesi. Del poco meno del milione e mezzo di euro presentato al Feg, sono stati impegnati dalla Regione Piemonte mezzo milione di euro a favore della Provincia, che si occupa di formazione professionale. Altri 350 mila euro, la Regione li aveva destinati ad altri intervento. Quindi i fondi stanziati per Agile, alla fine, sono stati 521mila euro.
E di questa somma, sono stati spesi poco più di 190mila euro. Come? 151 mila euro per servizi di supporto alla ricollocazione, 14.600 per attività di formazione e riqualificazione, 10 mila per sostegno allo start up di impresa, 5.305 per incentivi alle imprese e 8.400 euro per voucher di conciliazione. Dei 197 lavoratori (fine 2011) delle sedi di Ivrea e Torino, 40 sono i lavoratori (circa il 25%) che hanno partecipato a percorsi formativi di vario genere. Quali? Il 40% corsi informatici (16 lavoratori), 15% marketing e sviluppo delle imprese, 20% di corsi rivolti alla somministrazione degli alimenti e anche uno di story telling, 10% corsi rivolti a operatori in ambito industriale e civile e nei magazzini e un 13% a corsi di lingue.

E le ricollocazioni? Questi i numeri nel momento in cui è stato concluso il progetto, nel marzo 2014. Dei 159 firmatari del patto di servizio e piano di azione individuale, 15 sono gli assunti a tempo determinato, uno a tempo indeterminato part time, uno a contratto a progetto, 2 hanno aperto un’attività autonoma, 5 si sono trasferiti in altre regioni, 24 in mobilità. Dai numeri, si evince che 38 lavoratori non hanno aderito al progetto: 28 di questi erano prossimi alla pensione, gli altri dieci, invece, lavoravano. Il progetto prevedeva anche alcune facilitazioni: 18 (13 uomini e 5 donne) hanno utilizzato i voucher di conciliazione per favorire esigenze formative e vincoli familiari; un’azienda ha chiesto un incentivo per l’assunzione a tempo indeterminato di una lavoratrice mentre due persone hanno usufruito la programmazione di attività di start-up per realizzare il proprio progetto di lavoro autonomo. Va detto che, dai dati in possesso della Provincia i lavoratori che hanno partecipato a percorsi formativi durante il Feg sono stati più numerosi rispetto agli anni precedenti. E che altri lavoratori hanno trovato un’altra occupazione per conto proprio e sicuramente è meglio avere alle spalle corsi di formazione che non averli. Certo è che il risultato complessivo riguarda davvero poche unità. Segno che le politiche attive del lavoro hanno ancora molta strada da fare.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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