mercoledì 1 ottobre 2014

INTERROGAZIONE SUL REINSERIMENTO DEI LAVORATORI IN ESUBERO EX EUTELIA

La Giunta regionale verifichi l’adeguatezza dei corsi di formazione attivati nell’ambito del progetto europeo FEG rispetto all’obiettivo del reinserimento occupazionale dei lavoratori in esubero della filiale triveneto della Agile Srl ex Eutelia di Padova.
CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO
NONA LEGISLATURA
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA N. 1109
LA GIUNTA REGIONALE VERIFICHI L’ADEGUATEZZA DEI CORSI DI FORMAZIONE ATTIVATI NELL’AMBITO DEL PROGETTO EUROPEO FEG RISPETTO ALL’OBIETTIVO DEL REINSERIMENTO OCCUPAZIONALE DEI LAVORATORI IN ESUBERO DELLA FILIALE TRIVENETO DELLA AGILE SRL EX EUTELIA DI PADOVApresentata il 4 agosto 2014 dal Consigliere Ruzzante
Premesso che:
– la società Agile srl ex Eutelia, specializzata nel settore dell’Information and Communication Technology (ITC) e presente in dodici regioni compreso il Veneto con oltre 1.900 dipendenti, è stata fortemente penalizzata dalla crisi economica e finanziaria globale con conseguente contrazione dei livelli occupazionali;
– nell’aprile 2010 il Tribunale di Roma ha certificato l’insolvenza della società e nel luglio dello stesso anno ha dichiarato aperta la procedura di amministrazione straordinaria per cessione del complesso aziendale. Nel maggio 2010 il Ministero dello Sviluppo Economico ha concesso la cassa integrazione guadagni straordinaria per un massino di 1.118 lavoratori. Nel settembre 2010 è stato sottoscritto presso il Ministero del Lavoro il verbale di accordo per la richiesta di concessione di trattamento CIGS per procedura concorsuale. Nel luglio 2011 è stata aperta la procedura di mobilità a favore di 1.340 lavoratori e di vendita della società. Nel 2012 la società è stata ceduta a TBS IT Telematic Biomedical srl che ha assunto, tra i lavoratori di tutte le sedi di Agile, 140 dipendenti a tempo indeterminato e 130 a tempo determinato mentre per i lavoratori non trasferiti nell’azienda è stata prorogata la cassa integrazione;
– l’accordo siglato nel febbraio 2012 tra il Ministero dello Sviluppo economico e le Regioni interessate ha stabilito una serie di interventi a sostegno dell’occupazione dei lavoratori dell’Agile srl in esubero; in particolare: la concessione della cassa integrazione per tre anni; l’individuazione di meccanismi premianti a favore delle aziende che assumono lavoratori in cassa integrazione; la progettazione ed esecuzione di un piano generalizzato di formazione cofinanziato con fondi europei per la riqualificazione dei lavoratori esclusi dalla cessione allo scopo di agevolarne la ricollocazione nel mondo del lavoro;
– nel febbraio del 2012 i lavoratori della Filiale Triveneto della Agile ex Eutelia con sede a Padova hanno chiesto il sostegno della Regione Veneto per la riqualificazione dei lavoratori in esubero a seguito dell’accordo di vendita alla TBS di Trieste;
– la Regione Veneto per rispondere alle istanze dei suddetti lavoratori in grave difficoltà ha aderito al progetto per l’accesso al Fondo europeo per l’adeguamento alla Globalizzazione (FEG) che dovrebbe rappresentare un valido strumento per accompagnare tempestivamente i processi di fuoriuscita e reimpiego dei lavoratori in esubero.
Tenuto conto che:
– i lavoratori dell’Agile srl ex Eutelia hanno ottenuto la cassa integrazione in deroga interministeriale fino ad agosto 2014 e la copertura degli ulteriori quattro mesi come previsti nell’accordo del gennaio 2012 è subordinata all’approvazione di un decreto ministeriale;
– secondo i rappresentanti della RSU di Agile srl ex Eutelia di Padova i corsi di formazione cofinanziati dal FEG e affidati, a seguito di avviso pubblico, a Confindustria Veneto SIAV Padova spa in partenariato con Forema scarl di Padova e Unimpiego Confindustria srl di Treviso, non hanno prodotto alcun effetto in quanto le modalità di progettazione e svolgimento delle attività formative non hanno adeguatamente considerato la professionalità e l’esperienza pregressa in campo informatico dei lavoratori coinvolti.
Tutto ciò premesso il sottoscritto consigliere regionale
chiede alla Giunta regionale e all’Assessore regionale competente
di verificare se la progettazione e le modalità di svolgimento dei corsi di formazione attivati nell’ambito del progetto FEG siano adeguati al raggiungimento dell’obiettivo dell’effettivo reimpiego dei lavoratori in esubero della Filiale Triveneto della Agile ex Eutelia e se abbiano tenuto conto della loro professionalità ed esperienza pregressa nel campo dell’informatica.

30 commenti:

Anonimo ha detto...

Genova, dipendenti Ilva al sicuro (per ora). Più reddito con lavori sul territorio

Genova, dipendenti Ilva al sicuro (per ora). Più reddito con lavori sul territorio
L’accordo fra azienda e organizzazioni sindacali mette in sicurezza per un anno buona parte degli stipendi di 765 lavoratori. Per integrare il sussidio fornito dalla cassa integrazione saranno selezionati dal Comune per lavori di pubblica utilità
di Renzo Parodi | 1 ottobre 2014
Commenti (12)
Genova, dipendenti Ilva al sicuro (per ora). Più reddito con lavori sul territorio

Più informazioni su: Cassa Integrazione, Genova, Ilva, Lavoro, Marco Doria.
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Il lieto fine è arrivato giusto in tempo, sette ore prima della scadenza dei contratti di solidarietà di 1450 lavoratori (sui 1.750 in organico) dell’Ilva di Genova-Cornigliano. L’accordo fra azienda e organizzazioni sindacali, benedetto dal presidente della regione, Claudio Burlando, e dal sindaco della città, Marco Doria, mette in sicurezza per un anno buona parte del reddito di 765 lavoratori, ammessi a rotazione alla cassa integrazione in deroga – in alternanza con la cassa integrazione straordinaria e al lavoro a carico dell’azienda. Con una postilla: coloro che lo vorranno saranno destinati a lavori di pubblica utilità sul territorio del comune di Genova, intascando una “fetta” ulteriore di reddito che porterà gli emolumenti fino al 78% di uno stipendio di sesto livello. In sostanza, fino a un massimo di 2.322 euro lordi (contributi esclusi) che equivalgono a 1.600-1.700 euro netti al mese.

Il costo totale dell’intervento, che durerà fino al 30 settembre 2015, stimato in circa sette milioni di euro, sarà interamente sostenuto dal la Società per Cornigliano, insediata dall’Accordo di Programma del 2005 che chiudeva l’area a caldo. I fondi saranno prelevati dai finanziamenti statali erogati per realizzare la bonifica dell’area, che è ancora lontana dall’essere stata completata. Lunedì prossimo il primo scaglione di lavoratori comincerà a lavorare per il comune di Genova. Saranno impiegati – per 30 ore settimanali – in una serie di interventi che riguardano la manutenzione di parchi pubblici e giardini, dei cimiteri e la riparazione di strade. Le selezioni sono iniziate mercoledì mattina, all’indomani della firma dell’accordo, e proseguono giovedì e venerdì.
Non proprio l’uovo di Colombo, ma un’utile escamotage per integrare il sussidio fornito dalla cassa integrazione, sperando che un intervento legislativo consenta di prolungare alla scadenza, tra un anno esatto, la cassa in deroga. I lavori socialmente utili – del genere di quelli ai quali vengono talvolta assegnati i detenuti in regime di semilibertà – non sono in effetti una novità assoluta per l’Ilva e per Genova. Lo ricorda Bruno Manganaro, segretario generale genovese della Fiom-Cgil, che dice a ilfattoquotidiano.it: “In coda all’Accordo di Programma siglato nel 2005, con il quale venne chiusa l’area a caldo dello stabilimento di Cornigliano, venne concluso col Comune di Genova un patto che riguardò 550 lavoratori sui 2.200 in forza all’epoca. Costoro furono assegnati a lavori socialmente utili, svolti nel territorio comunale del capoluogo e in numerosi comuni limitrofi, ricompresi nella provincia. Il costo di quell’intervento, 5 milioni di euro l’anno per cinque anni (novembre 2005-settembre 2010), fu sostenuto dallo Stato. Del resto l’Accordo di Programma era stato sottoscritto dal governo Berlusconi con l’intervento di ben sei ministeri diversi”.
Manganaro non esclude che il modello Genova possa essere esteso ad altre realtà della siderurgia nazionale, a cominciare ovviamente da Taranto. “Naturalmente i numeri di Taranto sono ben diversi dai nostri, parliamo di migliaia di lavoratori che sarebbero impiegati in lavori socialmente utili. Anche se Taranto non è New York immagino che laggiù non sarebbe difficile mettere a punto un programma di interventi sul territorio come ha fatto il comune di Genova. Il vero problema, semmai, sarebbero i finanziamenti. Ci sarebbero i soldi per finanziare quegli eventuali interventi?”.
.......

Anonimo ha detto...

Tornando a Genova, la soluzione del caso Ilva ha fatto tirare un sospiro di sollievo generale. I lavoratori rimasti in bilico fino all’ultimo giorno, in caso di fallimento della trattativa avevano preannunciato forme forti di protesta, compresa una contestazione plateale al ministro Lupi, intervenuto mercoledì mattina all’inaugurazione del 54esimo Salone Nautico. Percolo scampato. Il primo a rallegrarsene, martedì sera, era stato il governatore ligure Claudio Burlando che aveva commentato: “Naturalmente non è che finisca la vicenda: ho riproposto con forza, e non solo per Ilva a Palazzo Chigi, il tema amianto, che è una discriminazione che non possiamo accettare per Genova e per la Liguria. Oltre al governo ho sentito anche il Commissario perché ora, passata questa fase così complicata, dobbiamo capire a regime di chi sarà l’azienda, che cosa farà, quanta gente occuperà e potremo farlo in una situazione di tranquillità per le famiglie dei lavoratori che avranno gli ammortizzatori sociali e anche la possibilità di integrare il reddito”.

Burlando ha spiegato al sottosegretario Delrio che l’inchiesta della magistratura genovese su presunte truffe all’Inail (1500 avvisi di garanzia) per false pensioni all’amianto ha bloccato il pensionamento di quasi un centinaio di lavoratori dell’Ilva e altre decine in diverse realtà produttive. Lo stabilimento Ilva di Cornigliano conta su 1740 lavoratori ma i guai dell’Ilva di Taranto, che lavora a scartamento ridotto, ha costretto a contrarre le lavorazioni dei coils prodotti in Puglia. “L’altro elemento – spiega Manganaro – è che si era abbandonata la banda stagnata che ha ancora mercato. La crisi mondiale dell’acciaio ha completato il quadro”.

Lo stabilimento genovese piace al colosso ArcelorMittal, già presente in Italia, e il gruppo Jindal Steel, entrambi indiani, che hanno avuto colloqui col ministro Guidi e col commissario straordinario per l’Ilva, Piero Gnudi. La presentazione delle offerte di acquisto sarebbe imminente. Su questo fronte il sindacato va cauto: “Landini ha spiegato che sarebbe opportuno nazionalizzare l’Ilva, risanarla ed eventualmente metterla in vendita in seguito. Con garanzie rispetto ai livelli occupazionali. Se si procedesse alla vendita immediata agli indiani – dice Manganaro – potrebbero sorgere problemi anche di tipo legale. La famiglia Riva infatti detiene tuttora una quota del capitale e potrebbe opporsi alla vendita. Creando un ulteriore elemento di confusione”.

Per il direttore risorse umane area Nord (che comprende oltre Genova, anche Novi Ligure e le società controllate) di Ilva, Luca Trevisan, “è sicuramente un accordo positivo che dà all’azienda il respiro necessario per poter effettuare gli investimenti, previsti e annunciati, necessari su Genova: rilancio della banda stagnata, attivazione di una linea di taglio, potenziamento della zincatura”. All’agenzia Agi, Trevisan ha citato “gli sforzi dell’azienda con gli stessi enti locali per l’individuazione di eventuali aree di Cornigliano da poter cedere a terzi imprenditori intenzionati a dare occupazione. Ci sono aree che potrebbero essere d’interesse di altre imprese veicolate da enti locali e intenzionate a impiantare attività produttive”. Gli impianti Ilva sono infatti su un’area in concessione, e l’azienda potrebbe anche retrocedere da parte di essa, “ma a patto che chi subentra in quelle superfici si faccia carico dell’occupazione del maggior numero possibile di lavoratori. Ci interessa che vengano attività che diano parecchi posti di lavoro, noi siamo un’azienda labour-intensive e vorremmo che su eventuali aree cedute ce ne siano altrettante per i nostri lavoratori che sono in cassa in deroga”.

di Renzo Parodi | 1 ottobre 2014
Il Fattoquotidiano

Anonimo ha detto...

Potetti BUFFONE INCAPACE

Anonimo ha detto...

Già mancano LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE, che fa la Fiom?
Pippe ar sugo?

Anonimo ha detto...

Jobs Act, il salvagente alle aziende fantasma e i costi dei nuovi ammortizzatori

“Il nostro sistema, con le casse integrazioni speciali e in deroga, è sbagliato, perché permette di continuare la finzione che aziende esistano ancora quando invece hanno chiuso e sono decotte“. Parola di Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria. L’intervento dei giorni scorsi del leader degli imprenditori è arrivato proprio nel momento di massima tensione nel dibattito sul Jobs Act.

E ha toccato un tema non secondario rispetto alle potenziali ripercussioni della riforma: tra i primi beneficiari di una cancellazione dell’articolo 18 e degli ammortizzatori sociali ci potrebbero essere proprio le aziende di cui parla Squinzi. Certo non il prototipo di potenziali rilanciatori dell’economia nazionale. Tanto più che la riforma del lavoro del governo Renzi prevede la cancellazione della stessa cassa integrazione. Un “fenomeno” che riguarda 1,5 milioni di persone l’anno, in aggiunta ai 3,2 milioni di disoccupati (di cui 700mila giovani) e 160 tavoli aperti al ministero dello Sviluppo economico con oltre 150mila dipendenti coinvolti. “Credo che nella legge di Stabilità 2015 avremo le risorse per ampliare la gamma degli ammortizzatori sociali riducendone il numero e le dimensioni”, ha spiegato il premier Matteo Renzi nel suo ultimo discorso alla Camera. “Dobbiamo far sì che non ci siano più gli strumenti della cassa integrazione ma uno strumento uguale per tutti”. Ma una stretta sulla cig causerebbe un esodo di cassintegrati verso la poco felice meta della disoccupazione. Il governo si dice pronto a mettere sul piatto una somma tra 1,5 e 2 miliardi per finanziare l’operazione. Ma basteranno?

Nel 2013 per cig ordinaria, straordinaria e in deroga spesi 6,7 miliardi – A guardare gli attuali numeri della cassa integrazione, non si direbbe: nel 2013, per questo ammortizzatore sociale, nelle sue varie tipologie, sono stati spesi 6,7 miliardi di euro. Si tratta, peraltro, di una cifra in costante aumento: due anni prima, la spesa si fermava a “soli” 5 miliardi di euro. Per capire meglio queste cifre, bisogna fare un passo indietro e chiarire in quali casi è previsto il ricorso alla cassa integrazione. Quella ordinaria viene in soccorso delle aziende che devono affrontare una situazione di difficoltà temporanea ed è pagata con un fondo creato dai contributi versati dalle aziende. La cassa straordinaria, finanziata prevalentemente dallo Stato, scatta nei casi di crisi strutturale o di prolungamento della cig ordinaria. Il ricorso alla cassa in deroga, invece, è riservato ai casi non coperti dalle altre forme di cassa: a metterci i soldi sono le istituzioni, Stato e Regioni.

Passando nelle liste dei disoccupati i lavoratori in cig costerebbero di più – L’ultimo dato relativo a cig straordinaria e in deroga, in particolare, parla di una spesa pari rispettivamente a 3,5 e 1,3 miliardi di euro. Se, raccogliendo l’invito di Squinzi, il governo procedesse a superare queste tipologie di cassa integrazione, una parte degli attuali destinatari, i dipendenti delle aziende “chiuse e decotte”, andrebbe a ingrossare le fila dei senza lavoro. E quanti si iscrivessero alle liste dei disoccupati se avessero diritto al sussidio, per le casse dell’Inps avrebbero un costo maggiore rispetto a un cassintegrato. Infatti, se l’indennità di disoccupazione per il 2014 non può superare i 900 euro netti, la cassa integrazione si ferma a un massimo di circa 700 euro per chi guadagna meno di 1.600 euro al mese e 850 euro per chi ne guadagna di più.
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Anonimo ha detto...

No alle integrazioni salariali per la cessazione di attività - Una maggiore spesa per i nuovi disoccupati in arrivo dalla cig, dunque, ma non solo. Ad aumentare la platea dei senza lavoro contribuirà anche la tanto discussa riforma dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori. Nella legge delega approvata in commissione Lavoro al Senato, infatti, si parla di un contratto a tutele crescenti che permetterà alle imprese di licenziare i neoassunti senza rischiare di essere condannate a reintegrarli. Nella battaglia sul terreno dell’articolo 18, che vede su fronti opposti la Cgil e il premier Renzi, non è in palio solo un “totem ideologico” o lo “scalpo da offrire all’Europa”, ma anche una mera questione di nuove risorse da trovare. In questo senso, tuttavia, sembra esserci una convergenza tra l’esecutivo e Confindustria. Infatti nel testo approvato la settimana scorsa, che contiene le linee guida della futura riforma del lavoro, si indica come principio direttivo dei decreti delegati “l’impossibilità di autorizzare le integrazioni salariali in caso di cessazione di attività aziendale”. Una frase che sembra rispondere all’invito di Squinzi a escludere dalla cig le aziende “chiuse e decotte”.

I casi di abuso da Fiat all’ex Eutelia – Di questi esempi di abuso della cassa integrazione, in Italia, ce ne sono stati diversi negli ultimi anni. Tra quelli più clamorosi, si possono annoverare lo stabilimento Fiat di Termini Imerese e il caso di Agile ex Eutelia. L’impianto siciliano del Lingotto ha chiuso i battenti nel 2011: da allora, i 1.100 lavoratori dell’area sono in cassa integrazione straordinaria. Ma l’azienda non ha alcuna intenzione di riavviare la produzione e, finora, le proposte per fare ripartire lo stabilimento si sono rivelate sistematicamente dei bluff. La storia di Agile ex Eutelia dura, invece, dal 2010: in seguito alla vicenda giudiziaria che ha investito i vertici della società, processati per bancarotta fraudolenta, associazione a delinquere e aggiotaggio, per l’azienda è scattata l’amministrazione straordinaria, per i duemila lavoratori la cassa integrazione. Una volta scaduta quella straordinaria, è cominciata quella in deroga, per altro erogata con otto mesi di ritardo.
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Anonimo ha detto...

Verso potenziamento dei contratti di solidarietà. Ma anche qui ci sono i “furbetti” – Ma se il Jobs Act da una parte intende limitare queste scorciatoie per dribblare le crisi strutturali delle aziende, dall’altra incentiva altri mezzi per ottenere lo stesso scopo. Il governo, infatti, prevede di legalizzare il demansionamento e di potenziare i contratti di solidarietà. Nel dettaglio, l’esecutivo chiede di potere rivedere la “disciplina delle mansioni, contemperando l’interesse dell’impresa all’utile impiego del personale con l’interesse del lavoratore alla tutela del posto di lavoro”. Tradotto: riduzione delle mansioni in cambio della salvaguardia dell’impiego. Lo strumento dei contratti di solidarietà, invece, è utilizzato per tagliare orario di lavoro e retribuzioni, con due possibili finalità: evitare riduzioni di personale (funzione difensiva) o favorire nuove assunzioni (funzione espansiva).

Nei piani del governo bisogna potenziare questa seconda scelta, ma nella realtà italiana lo scenario è ben diverso: la stessa Inps ammette che i contratti espansivi hanno avuto “scarsissima applicazione”. Prevale così la necessità di salvare i posti di lavoro, con l’istituto di previdenza che si sobbarca l’onere di pagare il 70% della retribuzione persa dal lavoratore. Secondo i dati della Cgil, nel 2013 hanno fatto richiesta di questo strumento 1.977 aziende in Italia, una cifra aumentata del 25% nel giro di due anni. Anche tra queste società, non mancano i casi di abuso dell’ammortizzatore sociale. La vicenda più eclatante, in questo senso, è quella di Telecom Italia. Dopo avere annunciato, nel 2010, 3.700 esuberi, la compagnia telefonica ha ottenuto il contratto di solidarietà per 32.000 dipendenti, risparmiando 80 milioni di euro all’anno. Lo Stato ha pagato la maggior parte della retribuzione persa dai lavoratori, una quota che fino al 2013 era pari all’80%: ogni anno, quindi, circa 60 milioni di euro sono stati trasferiti dalle casse pubbliche all’azienda delle telecomunicazioni.

Il Fatto Quotidiano
di Stefano De Agostini | 30 settembre 2014

Anonimo ha detto...

Gli SR41 cazzo!

Anonimo ha detto...

Cosa si aspetta ad organizzare un incontro al Mise La vigilia di Natale...
Entro la fine del mese presidio al Ministero....

Anonimo ha detto...

Qualcuno sa' se i decreti LUG-AGO e SET-DIC sono stati firmati dal Min Lavoro e mandati al Min. Economia? Ma seguire l'iter di un accordo firmato dalle parti , compreso sindacato, è compito di chi? Le RSU dovrebbero dare info almeno una volta ogni 10 gg., capisco che voi non ne avete bisogno xché vi siete accomodati , ma pensate ai colleghi come me che non sanno piú dove sbattere la testa

Anonimo ha detto...

Nessuna novita'.
Se per la precedente CIG ci sono voluti sei mesi la vedo molto dura e se poi cade il governo come e' molto probabile credo che se ne parlera' ad inizio 2015.
Comunque gli RSU che si siano sistemati o no credo che non possano intervenire sui ministri affinche firmino i decreti che ci riguardano quando ci sono altre centinaia di aziende nelle nostre stesse condizioni.
Non ci resta che sperare anche se chi vive di speranza solitamente muore disperato.
E' lecito toccarsi.

Anonimo ha detto...

Ma sr41 de che, cosa blaterate, se non viene firmato il decreto l azienda non produce i documenti, ma dopo 4 anni state ancora a questo punto? Svegliaaaaa

Anonimo ha detto...

SR41 luglio-agosto arrivato
oggi ore 15

Anonimo ha detto...

Ma sr41 de che, cosa blaterate, se non viene firmato il decreto l azienda non produce i documenti, ma dopo 4 anni state ancora a questo punto? Svegliaaaaa
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Ma do cazzo vivi? in cantina?
Continua a dormì...
E poi vi lamentate che non trovate lavoro... io non ti prenderei neppure pe allacciamme le scarpe...

Anonimo ha detto...

Evidentemente dato il tuo livello usi ancora quelle a strappo.

Anonimo ha detto...

Evidentemente dato il tuo livello usi ancora quelle a strappo.
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Tu solo tacchi da zoccola!

Anonimo ha detto...

Che classe, la tua intelligenza e' uguale al tuo umorismo di basso profilo. Ti saluto ignorantello ciociaro.

Anonimo ha detto...

Ricevuta e-mail aziendale con Sr41
Luglio-Agosto 2014

Anonimo ha detto...

Ma sr41 de che, cosa blaterate, se non viene firmato il decreto l azienda non produce i documenti, ma dopo 4 anni state ancora a questo punto? Svegliaaaaa
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Appunto, dopo 4 anni ti accorgi quanto sei coglione!!!
Datti una svegliata!
Rincoglionito...

Anonimo ha detto...

Cioè ?

Anonimo ha detto...

Gli SR 41 vengono emanati solo se ci sono i decreti firmati e resi attuativi, anche io ho ricevuto ieri la mail. Evidentemente le cose erano più avanti di quello che immaginavamo, meglio così! A questo punto immagino che entro fine mese riceveremo le due mensilità, ma la questione di altrettanta importanza è: avremo un incontro al MISE entro ottobre?

Anonimo ha detto...

Dobbiamo chiedere RICOLLOCAZIONE E LAVORO, non solo l' elemosina statale che ci danno, che tra l' altro sta per finire.
Vi dice niente la data 22 DICEMBRE 2014?????
Facta no verba.

Anonimo ha detto...

Ma secondo te ci possono ricollocare in 2 mesi quando in quattro anni ci hanno preso solo per il c..o?
E secondo te perche' ancora non hanno fissato l'incontro al MISE?
Ed infine ti chiedo: ma dal 22 Dicembre quando saremo tutti LICENZIATI pensi che il MISE continuera' ad interessarsi della nostra vicenda come afferma il sig. P.....i della Fiom?
Io penso che la vicenda Agile si stia avviando alla sua completa e prevedibile conclusione con altre 750 persone a riempire il bacino dei disoccupati.
Quando il sussidio della mobilita' sara' finito e ci troveremo senza lavoro e soldi forse capiremo che aver seguito come pecore certi personaggi non e' stata una buona strategia.
Si poteva ed avremmo potuto fare altre cose molto piu' eclatanti ed incisive ma abbiamo pensato ai processi per dare lustro al Sindacato e cio' possiamo definirla una vittoria di Pirro visto che per noi l'unica vittoria era riavere il lavoro.
Altre aziende decotte come ALITALIA sono state salvate con l'intervento del Governo ed i dipendenti oltre agli ammortizzatori sociali hanno incassato l'impegno da parte dei Ministri ad essere ricollocati in altre realta' e se e' vero che tra il dire ed il fare c'e' di mezzo il mare almeno loro una piccola speranza/promessa certificata e garantita dalle Istituzioni l'hanno ottenuta mentre noi dopo quattro anni dobbiamo ancora manifestare per ottenere l'ennesimo incontro farsa al MISE.
Ebbene si' ci hanno preso per il c..o per quattro anni e con l'elemosina della CIG ci hanno tenuti buoni e zitti.
Dalle locandine esposte nelle edicole si legge di aziende a partecipazione STATALE in cerca di personale come Poste,Finmeccanica etc ma nessuno pensa che 750 persone professionalmente di fascia alta potrebbero ricoprire quei posti vacanti liberando risorse dalla CIG ed invece si assume a tempo determinato per tre mesi come i portalettere in POSTE.
Ma se servono 1400 postini in tutta Italia ma perche' non assumono definitivamente noi?
Siamo sparsi su tutto il territorio Nazionale e penso che nessuno di noi disdegnerebbe un posto del genere quindi Sig. Potetti perche' non fai una proposta del genere al prossimo incontro al MISE se mai ci sara'?
Colleghi cosa ne pensate? Potrebbe essere una proposta valida oppure e' una st....ta?

Anonimo ha detto...

non solo nelle locandine si legge anche che agli uffici per l'impiego servono 140 posti

Anonimo ha detto...

Potetti INCAPACE BUFFONE

Anonimo ha detto...

ma quando cavolo ci andiamo al mise?? ORGANIZZIAMOCI DA SOLI !!!

Anonimo ha detto...

non solo, nelle locandine si legge anche che agli uffici per l'impiego servono 140 posti
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ASSURDO un ente ufficialmente preposto al reclutamento e ricollocazione,al quale hai l'obblico di iscrizione e quindi dove hanno liste interminabili di disoccupati,che emette una sottospecie di bando di assunzioni.
BEL PAESE CHE E'IL NOSTRO

Anonimo ha detto...

Ma quale MISE.
L'unico posto dove dovremmo andare e' davanti a Palazzo Chigi con tutte le nostre famiglie unitamente ai milioni di persone che hanno perso il lavoro.
Forse il Pinocchio Fiorentino finirebbe di sparare ca...te in TV e si renderebbe conto che essere Presidente del Consiglio non e' come partecipare alla ruota della fortuna.
Povera Italia e povero PD.
Pensavo che fosse un partito serio ed ora mi rimpiango la prima Repubblica.
Il MISE non fissera mai l'incontro per loro siamo un'azienda morta e sepolta e dal 22 Dicembre saremo tutti in libera uscita ed ognuno pensera' per se e Dio per tutti.
Non credete al Sindacato nessuna azienda cessata con tutti i dipendenti in mobilita' puo' avere un tavolo aperto al MISE; mai e 'accaduto e mai accadra'.
Ecco perche' l'unico posto dove andare e' Palazzo Chigi dove tutto inizio' quattro anni fa' quando ancora c'era il Berlusca con Letta Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ed i Deputati Pd facevano lo sciopero della fame per noi.
Immensi IPOCRITI.

Anonimo ha detto...

22 pagamento luglio-agosto INPS Roma

Anonimo ha detto...

Per chi parlava (pretendeva???) assunzioni in Poste Italiane.

17 ottobre 2014
Poste, l'allarme della Cisl: "Rischio 20mila esuberi"
MILANO - Allarme Cisl sulle Poste. Secondo Mario Petitto, segretario della Cisl Slp, "le voci, quelle vere" sul piano industriale di Poste Italiane che l'amministratore delegato Francesco Caio sta preparando, indicano "17-20mila esuberi", su un organico di circa 143 mila persone.