domenica 2 settembre 2012

Passera, il ministro che non c'è

Molto presente nelle manovre per il futuro 'centro', risulta invece assenteista in quello che dovrebbe essere il suo lavoro: risolvere le drammatiche vertenze delle aziende che mettono in strada i dipendenti

Corrado Passera quando vuole sa farsi notare. Come nei giorni subito dopo Ferragosto: l'intervista esclusiva con foto romatiche su 'Oggi', la visita all'Ilva di Taranto, il discorso appassionato al Meeting di Cl. Gioca d'anticipo sull'autunno, il ministro allo sviluppo economico, e sono in molti ormai a darlo come candidato alla prossima legislatura.

Eppure c'è chi fino a ieri Corrado Passera non l'aveva mai visto. Sono i lavoratori e i sindacalisti delle principali vertenze industriali rimaste aperte sul tavolo del Ministero allo Sviluppo, ad oggi in totale 141. Cifra ereditata da Claudi Scajola e Paolo Romani. Ma mentre i due precedessori amavano metterci la faccia sulle trattative - salvo poi perderla quando le promesse ai lavoratori si rivelavano fasulle - il ministro tecnico ha optato per il basso profilo.

Dalla Fincantieri di Sestri alla Vinyls, dall'Omsa ad Agile Eutelia, in Alenia, persino alla Fiat di Torino: Passera non si è mai visto. E ovunque le risposte sono un coro unanime: «Qui non è mai venuto. Non credo si sia mai interessato alla nostra vertenza». Con l'unica eccezione della sarda Alcoa: «Lo abbiamo incontrato al ministero una volta, il 27 marzo scorso, per un quarto d'ora», dice il sindacalista Rino Barca. Lui e i suoi colleghi dell'impianto siderurgico sardo hanno occupato l'aeroporto di Cagliari e i traghetti la scorsa settimana, perché la toppa messa dal governo Berlusconi tre anni fa sta per scadere.

Si è fuori tempo massimo. Sono passati nove mesi dall'insediamento di Passera al dicastero di via Molise, e il "super ministro" capace di risolvere difficili impasse di vertenza si è mostrato molto poco su queste vicende, in quello che per il ministero è un approccio manageriale e per i lavoratori semplicemente disinteresse. Le vertenze che hanno trovato soluzione devono ringraziare le Regioni: «Il Mise aveva benedetto l'accordo separato firmato da Fim e Uilm senza noi della Fiom», ci spiega il sindacalista di Fincantieri, Giulio Troccoli. «Siamo riusciti a ribaltare la situazione grazie alla Regione, dopo una dura lotta», conclude. Procedimento simile a quanto accaduto ai mille cassintegrati dell'Agile Eutelia. Loro prima erano una vertenza nazionale, poi: «Il Mise ha delegato i restanti mille alle Regioni, cosi si è spezzettata la forza dei lavoratori», spiega Cadigia Perini, cassintegrata Agile di Ivrea.

Passera è stato in passato protagonista di alcune fra le più importanti svolte industriali del nostro paese: è stato lui a far entrare Olivetti nelle telecomunicazioni avviando Omnitel e creando Infostrada, lui a rivoluzionare le Poste, lui artefice della fusione tra Banca Intesa e Sanpaolo Imi, lui tra i protagonisti della privatizzazione di Alitalia.

Tutte queste enormi cessioni, fusioni, riorganizzazioni hanno comportato complessivamente una cifra approssimativa di 40 mila lavoratori in esubero nell'arco di 16 anni (tra il 1992 e il 2008) e sono molti i lavoratori che vivono il paradosso di doversi rivolgere a un ministro che è stato in passato la causa della propria fine.

Come i lavoratori Agile Eutelia, figli dello smembramento di Olivetti: «Passera vede le vertenze come gestione di esuberi», commenta ancora Cadigia. «Cerca sempre la trattativa», spiega Calcagni della Fisac, che ha conosciuto Passera ai tempi di Banca Intesa. «Però ha un unico limite culturale: chiede ai sindacati di farsi carico di grandi sacrifici ma la leva del comando rimane a lui».

Il desaparecido. «Non l'abbiamo mai incontrato, qui non è mai venuto», spiega Giulio Troccoli, delegato Fiom alla Fincantieri di Sestri a Genova. «Al Mise siamo andati l'ultima volta che era Natale», continua. Poi c'è la Fiat Mirafiori, a Torino, dove da luglio 5.000 dipendenti sono entrati in cassa integrazione. Anche qui il ministro non si è mai visto: «Passera non è mai venuto, come tutti gli altri. Anche lui non è stato capace di intavolare nessuna trattativa con la Fiat», racconta Angelo Rosito, rsu Fiom. «Dovrebbe essere ministro di tutti, anche dei lavoratori, il banco di prova è andare nelle aziende, non al meeting di Cl», conclude l'operaio.

All'Alenia di Caselle, sempre a Torino (dove lo scorso 23 aprile la Fornero era andata a spiegare la riforma del lavoro agli operai): «Non ci ha mai cercato», dice il sindacalista Antonio Fraggiacomo. All'Omsa di Faenza, che aspetta l'avvio delle assunzioni con la nuova impresa Atl: «Se devo dire la verità non credo che Passera abbia fatto un granché per noi», spiega Samuela Meci della Filtcem. Alla Jabil di Cassina de Pecchi, occupata da oltre un anno: «Anche noi non abbiamo mai visto il ministro. Mi auguro che si renda conto che dietro queste 131 vertenze ci sono persone e famiglie», afferma l'occupante Anna Lisa. Anche alla Vinyls di Porto Torres e Porto Marghera il ministro non si è mai fatto vedere. «E non prendiamo cassa integrazione da Maggio ormai», dice Stefano Masperi della Vinyls sarda.

Il portavoce del ministro Passera, Stefano Porro, tiene a specificare che l'assenza dalle trattative del ministro è un approccio da tecnico, manageriale, e non va confuso coi risultati delle trattative. Passera, dice Porro, «interviene nei momenti difficili, come per l'Alcoa». Il ministro sta seguendo le vertenze: «con la maggiore attenzione e serietà». (qui la replica integrale del ministero)

Ci pensino le Regioni. Decentralizzare vertenze nazionali a livello regionale, sembra essere la nuova strategia del ministero allo sviluppo nell'epoca Passera. E' accaduto per Fincantieri e Agile Eutelia. «Noi lavoratori eravamo 1.250 sparsi fra Ivrea, Torino, Milano, Roma e Bari», spiega la cassintegrata Cadigia Perini. Poi una parte dell'azienda viene venduta alla Tbs. I restanti 1.000 cassintegrati vengono delegati dal Ministero alle Regioni: «Col progetto Feg, Firenze-Empoli-Genova, presentato alla Commissione Europea». Progetto che non si è ancora concretizzato, dato che i cassintegrati sono rimasti cassintegrati, ma in compenso, secondo la lavoratrice: «Così facendo si è spezzettato la forza dei lavoratori». I mille di Eutelia avevano protestano più volte a Roma, forti del loro numero. Ma la decentalizzazione della vertenza ha comportato un altro problema: «A seconda della regione di appartenenza sei fottuto, i nostri colleghi della Campania non hanno ottenuto nulla, per quelli lombardi hanno stanziato 3.000 euro a persona, che non sono niente», in una segmentazione senza controllo.

Qualcosa di simile è accaduto alla Fincantieri, le delegazioni dei 9.000 operai dei cantieri navali sparsi per lo stivale si erano ritrovati assieme davanti al Mise lo scorso 10 gennaio. Erano venuti da Genova, da Ancona, da Palermo, da Castellamare di Stabia, ma non c'era stato nulla da fare: per Passera i 2.500 licenziamenti del piano industriale presentato dall'azienda erano accettabili. Per i lavoratori e la Fiom no. «Ora abbiamo un accordo sindacale che salva Sestri Ponente», spiega Giulio Troccoli «Ma l'abbiamo ottenuto grazie alla Regione e a Genova». L'anno scorso il ministero aveva approvato l'accordo separato, quello con gli esuberi, che la Fiom non aveva firmato: «A livello locale invece abbiamo ottenuto un accordo unitario, e il presidente Burlando ci ha fatto incontrare Napolitano», continua il sindacalista. «Noi avevamo interesse a centralizzare la vertenza, ma il Mise nella pratica ha favorito accordi decentralizzati. Questa, di fatto, è una deresponsabilizzazione oggettiva». Il portavoce del ministro Passera, Stefano Porro, ci spiega che non c'è una decentralizzazione delle vertenze, ma una valorizzazione delle autonomie locali.

Non si toccano i poteri forti. Un'altra aspettativa delusa dal ministro tecnico è stata il rapporto con gli ex monopoli di stato. Ci spiega Rino Barca, dell'Alcoa: «Anche con Passera il tema dell'energia non si è mai toccato, non ha toccato l'Enel». Facciamo un salto indietro. La multinazionale americana Alcoa vuole andare via dalla Sardegna, dopo anni di finanziamenti pubblici, e il rischio è che circa 3.000 persone (con Eurallumina e indotto compresi) perderanno il lavoro in quella che è la provincia più povera d'Italia. Il mercato dell'acciaio va bene, Alcoa produce solo il 12 per cento del fabbisogno nazionale. Ma le tariffe energetiche in Italia sono troppo alte, e in Sardegna raggiungono cifre record. Per questo, anno dopo anno, ogni governo cerca una soluzione "tampone" fornendo finanziamenti pubblici ad Alcoa che sistematicamente l'Unione Europea boccia come "aiuti di stato" illegali. Il problema dell'energia, però, esiste, e i lavoratori chiedono di equiparare una situazione svantaggiata: «Ogni volta ci propongono delle soluzioni tampone, che durano poco», continua il sindacalista. «Noi avevamo proposto dei contratti bilaterali con l'Enel, sul modello di Portovesme, quando l'alluminio va su sale anche il kilowatt/ora, e viceversa».

Dice ancora Barca dell'Alcoa: «Ci deve guardare in faccia il ministro, e dirci come stanno le cose». E' quello che chiedono tanti lavoratori, che, dopo nove mesi, questo nuovo ministro non l'hanno ancora visto.

Il suo è un approccio manageriale (REPLICA)

(28 agosto 2012)
Riportiamo la replica di Stefano Porro, capo ufficio stampa del Ministero allo Sviluppo Economico e portavoce del ministro Passera, in merito alle questioni sollevate nell'inchiesta

«Il ministro Passera sta seguendo le vertenze industriali in crisi con massima attenzione e serietà.

Faccio un esempio: il 14 agosto il ministro era a via Veneto per seguire la trattativa Windjet, coi sindacati e l'azienda. Il 17 a Taranto per l'Ilva. ?

Il ministro è tutt'altro che assente, il suo è un approccio diverso. Segue e prepara le principali vertenze con sottosegretari, dirigenti e collaboratori, che a loro volta partecipano ai vari tavoli dove non è prevista o necessaria la presenza diretta del ministro. Non può essere che così visto che le riunioni si susseguono a decine ogni settimana. Passera entra direttamente nei momenti difficili, ad esempio per superare ostacoli insormontabili.

Ad esempio per l'Alcoa, lo scorso marzo, Passera ha reso possibile la proroga della chiusura dell'impianto che la società si rifiutava di concedere. In termini di politica industriale, Passera ha anche risolto la questione Edison, che andava avanti da decenni.

Non vorrei venisse scambiata per assenza quello che è un approccio che si potrebbe definire più manageriale. Il ministro è un tecnico, non un politico, e non fa comunicazione sulle vertenze. Questo si può notare anche dai comunicati del Mise, molto tecnici. Bisogna stare attenti a non scambiare l'assenza del ministro da alcuni tavoli con l'impegno che porta avanti da dietro le quinte e coi risultati che poi si ottengono.

Riporto le parole del nostro Responsabile Unità di Crisi, Giampiero Castano: «Il nostro è un pronto soccorso». Siamo in una situazione difficile, con oltre 130 tavoli attivi. Non cerchiamo visibilità, e valorizziamo al massimo il ruolo dei sindacati. ??Nel merito della vertenza Fincantieri il ministro Passera ha seguito direttamente le trattative. Non c'è stata una decentralizzazione della vertenza, ma una valorizzazione delle autonomie locali. In questa maniera, con un concerto istituzionale funzionante, si possono risolvere le vertenze. Per la Fincantieri di Sestri c'è un accordo di programma in cui il ministero mette una parte dei fondi, la Regione Liguria mette ulteriori risorse. Fincantieri era un'azienda in difficoltà, e ora ha iniziato un percorso di forte recupero di competitività. Voglio specificare che sull'applicazione di tutti gli accordi il ministero dello Sviluppo rimane sempre ente vigilante.

La vertenza Agile Eutelia resta nazionale. Se qualcuno parla di decentramento è probabilmente perché il piano Feg è di competenza esclusivamente regionale, ma noi seguiamo le trattative. Al ministero ci sono diverse riunioni sulla vertenza, per cercare di reimpiegare i dipendenti nel settore dell'informatica. ??Nel merito della vertenza Alcoa questa settimana ci sarà un incontro al ministero. Inizialmente il ministero è stato molto duro con la multinazionale americana Alcoa. Passera stesso telefonò al ceo statunitense dell'azienda per fare presente che non doveva esserci un'interruzione improvvisa delle attività. E così è stato, perché da aprile il termine è stato spostato a fine anno. L'Alcoa, però, ha assunto decisioni a livello internazionale, di trasferire gli stabilimenti in medio oriente dove è possibile usufruire di tariffe energetiche enormemente più basse rispetto alla media europea. La situazione resta difficile, anche per scelte manageriali fatte negli anni passati. Nella nuova riunione, dopo aver già tutelato i livelli reddituali dei lavoratori con l'accordo firmato da tutte le parti lo scorso marzo alla presenza di Passera, faremo il punto sulla ricerca di un nuovo acquirente dell'impianto»


11 commenti:

Anonimo ha detto...

insomma ha tutte le credenziali di chi lo ha preceduto : non gliene importa e non ci capisce un cazzo!!!

Anonimo ha detto...

La disperazione è tanta quanto la rabbia. Il qualunquismo, il grillismo (comicità compresa), le bombe (e poi vorrei capire chi le dobrebbe mettere) sono stupidaggini. Non sono altro che reazioni emotive per sopire, o sfogare la rabbia. Ribadisco la soluzione è e deve essere politica, non può essere diversamente. Ma su questo occorre agire. A meno di una proposta di mobilitare i lavoratori sulla base degli elenchi di Milano, non leggo altro. O ci fa comodo questa situazione (almeano per la maggioranza) o non abbiamo le palle (in fondo siamo informatici con la puzza sotto al naso).
Gli unici con le palle sono i napoletani che di informatica hanno conoscenze episodiche, ma RISOLVONO. Aggiungo, e non vi tedio più, se postiamo senza pseudonimo non capiremo mai quanti siamo. E sopratutto non potremmo mai mettere in piedi una regia unica (il coordinamento lo lasciamo a Potetti).
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Beato te che credi ancora nelle favole e in questa politica italiana.
Poi mi dici cosa hanno risolto i napoletani non hanno neanche piu' una sede dove incontrarsi?
Spero che tu abbia ragione e ne saremo contenti tutti.
Ricordati che il ministro dello sviluppo noi lo conosciamo bene visto che e' stato nostro amministratore in olivetti con decine e decine di esuberi quindi non facciamoci troppe illusioni ma quando a giugno saremo in mezzo ad una strada magari anche tu sfogherai la rabbia su qualcuno.

Anonimo ha detto...

La disperazione è tanta quanto la rabbia. Il qualunquismo, il grillismo (comicità compresa), le bombe (e poi vorrei capire chi le dobrebbe mettere) sono stupidaggini. Non sono altro che reazioni emotive per sopire, o sfogare la rabbia. Ribadisco la soluzione è e deve essere politica, non può essere diversamente. Ma su questo occorre agire. A meno di una proposta di mobilitare i lavoratori sulla base degli elenchi di Milano, non leggo altro. O ci fa comodo questa situazione (almeano per la maggioranza) o non abbiamo le palle (in fondo siamo informatici con la puzza sotto al naso).
Gli unici con le palle sono i napoletani che di informatica hanno conoscenze episodiche, ma RISOLVONO. Aggiungo, e non vi tedio più, se postiamo senza pseudonimo non capiremo mai quanti siamo. E sopratutto non potremmo mai mettere in piedi una regia unica (il coordinamento lo lasciamo a Potetti)
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Ok,
penso che l'elenco sia un buon punto di partenza, penso anche che tutto quello che c'è scritto sul post qui riportato sia in gran parte tutto vero.
Quindi partire da una lista, fare la conta. Il secondo è di tirare dentro anche quelli che vogliono escludersi.

1)PRIMA NORMA DEL NUOVO COORDINAMENTO EX-DIP EUTELIA/GETRONICS/BULL:

NESSUNA SIGLA SINDACALE ALL'INTERNO DEL NUOVO COORDINAMENTO.


Ora possiamo iniziare a postare i nostri riferimenti, possiamo iniziare in tre, procurarci la lista da Milano e iniziare la divulgazione e formazione di un gruppo omogeneo che ha l'obiettivo di ricercare SOLUZIONI, non azioni da teenager del liceo.

Anonimo ha detto...

UNIAMO LE NOSTRE ULTIME ENRGIE E TENTIAMO DI RIBALTARE QUESTA VICENDA ASSURDA E SPIETATA.

LE NOSTRE IDEE SONO IL NOSTRO FUTURO!

Anonimo ha detto...

UNIAMO LE NOSTRE ULTIME ENRGIE E TENTIAMO DI RIBALTARE QUESTA VICENDA ASSURDA E SPIETATA.

LE NOSTRE IDEE SONO IL NOSTRO FUTURO!
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VA BENISSIMO.UN SUGGERIMENTO ..IN OGNI SEDE DEVE ESSERE FATTA UNA ASSENBLLEA PE METTERE IN LUCE TUTTO QUESTO..NON TUTTI LEGGONO I BLOG E QUALCUNO CREDE CE SONO SOLO FANDONIE QUELLO CHE VIENE PROPOSTO..
AGIAMO E ORGANIZZIAMOCI SUBITO.LA NOSTRA VICENDA DEVE ESSRE PORTATA ALLA ATTENZIONE NAZIONALE SUBITO!!!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

VA BENISSIMO.UN SUGGERIMENTO ..IN OGNI SEDE DEVE ESSERE FATTA UNA ASSENBLLEA PE METTERE IN LUCE TUTTO QUESTO..NON TUTTI LEGGONO I BLOG E QUALCUNO CREDE CE SONO SOLO FANDONIE QUELLO CHE VIENE PROPOSTO..
AGIAMO E ORGANIZZIAMOCI SUBITO.LA NOSTRA VICENDA DEVE ESSRE PORTATA ALLA ATTENZIONE NAZIONALE SUBITO!!!!!!!!!!
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OK E' PROPRIO CON LA LISTA DI MILANO CHE POSSIAMO CONTATTARE TUTTI, ORGANIZZARE INCONTRI SU TUTTO IL TERRITORIO, ORGANIZZARE VIDEO CONFERENZE.


COESIONE ULTIMA CHANCE

Anonimo ha detto...

Anonimo ha detto...
La regione puglia ha finito le ferie ?..
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Pare che sia sempre in ferie! dove è finito quel personagggio della FIOM(segretario provinciale) che all'incontro con l'assessore in regione , durante una nostra manifestazione, disse che se la regione non avesse rispettato gli impegni presi avremmo ripreso duramente la lotta?????
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per non parlare del professore universitario di sinistra (ovvio) che ci seguiva come "consulente" regionale (ovviamente pagato in aggiunt all'universita), ve lo ricordate?
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NOn lo ricordo, pyuoi essere piu' esplicito ?,

Anonimo ha detto...

La responsabilita' reale del fallimento dell'Italia e' dei sindacati.

Anonimo ha detto...

La responsabilita' reale del fallimento dell'Italia e' dei sindacati.
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si....e non esistono più le mezze stagioni!!!!!

Anonimo ha detto...

La responsabilita' reale del fallimento dell'Italia e' dei sindacati.
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si....e non esistono più le mezze stagioni!!!!!
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e si stava meglio quando si stava peggio, ed è tutto un magna magna ecc ecc,Il matrimonio è la tomba dell'amore,Domani è un altro giorno. Ora siamo a posto andiamo avanti.

Anonimo ha detto...

La disperazione è tanta quanto la rabbia. Il qualunquismo, il grillismo (comicità compresa), le bombe (e poi vorrei capire chi le dobrebbe mettere) sono stupidaggini. Non sono altro che reazioni emotive per sopire, o sfogare la rabbia. Ribadisco la soluzione è e deve essere politica, non può essere diversamente. Ma su questo occorre agire. A meno di una proposta di mobilitare i lavoratori sulla base degli elenchi di Milano, non leggo altro. O ci fa comodo questa situazione (almeano per la maggioranza) o non abbiamo le palle (in fondo siamo informatici con la puzza sotto al naso).
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io dico che ci fa comodo. la maggior parte di noi vive in famiglia con il coniuge che lavora, e la maggior parte di questi coniugi lavora nel pubblico, perfino - mi consta - nelle amministrazioni regionali, e pertanto.... roba da mangiare in frigo c'e' sempre e per la casa non si paga l'affitto perche e' di proprieta': dunque non c'e' puzza sotto il naso, non c'e' semplice menefreghismo, c'e' solo una comodita' un po' piu stretta in cui ci si e' adagiati: uno resta in casa con CIGS/mobilita, l'altro va a lavorare, in sostanza non dico due ma uno stipendio e mezzo continuano ad entrare. La minoranza (quelli con famiglia monoreddito ed affitto), loro si dovevano essere tutelati, dall'azienda, dai commissari, dal MISE, e per ultimo dai sindacati. Invece trattati alla stessa maniera come tutti. Chiedete a loro di riorganizzarsi e andare a Roma a manifestare: non ci verranno perche' non ci credono piu ormai neanche se gli pagate il viaggio, e anche perche i viaggi precedenti, probabilemnte popolati dalla nostra "maggioranza", sono stati piu gite che altro.
Ci aspettano solo i FEG, questi si se li merita anche la maggioranza...