sabato 14 novembre 2009

INTERPELLANZA URGENTE On. Damiano

INTERPELLANZA URGENTE n. 2-00534, - EUTELIA
Giovedì 12 novembre 2009


PRESIDENTE. L’onorevole Damiano ha facoltà di illustrare l’interpellanza Soro
n. 2-00534, di cui è cofirmatario.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente,
l’intervento dell’onorevole Di Pietro mi risparmia alcuni argomenti, il principale
dei quali è l’inquietante situazione della proprietà che veniva precedentemente richiamata. Insieme ai miei colleghi, nel corso di questi mesi, ho avuto modo di
entrare in molte fabbriche in crisi in tutta Italia. L’elenco sarebbe lunghissimo, compresa
la Mahle di Volvera, che è una multinazionale del settore dell’indotto dell’auto
di proprietà tedesca che continua la produzione sul mercato, ma per una decisione
di livello internazionale, che sfugge a qualsiasi controllo del territorio e delle
organizzazioni sindacali, licenzierà cento lavoratori.
Accanto a questo ci sono molte situazioni di crisi. È evidente che quello che
dichiara il Governo (« la crisi è alle nostre spalle, la crisi è un fattore psicologico ») è
totalmente destituito di qualsiasi fondamento.
Noi vorremmo invitare il Presidente del Consiglio a fare questo atto
semplice e diretto di visita delle situazioni concrete delle fabbriche dei lavoratori per
rendersi conto di quale davvero è la situazione del Paese. Non solo è esplosa la
cassa integrazione, bisogna ricordare che ci sono settori strategici fondamentali che
hanno esaurito i dodici mesi di cassa integrazione ordinaria. Quando si passa
alla cassa integrazione straordinaria vuol dire che c’è un piano di ristrutturazione,
degli esuberi, delle mobilità e dietro l’angolo i licenziamenti.
La situazione è davvero difficile, ma quello che colpisce è che quando parliamo
di Eutelia non stiamo parlando di un’azienda che ha carenza di mercato, di
commesse e di professionalità. Lo dico al Governo: siamo di fronte ad una situazione
paradossale, nella quale l’azienda dispone di commesse, di mercato e di
professionalità. Si tratta di un’azienda fortemente radicata in settori di carattere
strategico – le telecomunicazioni, l’information technology – quindi, da questo
punto di vista, con grandi capacità espansive e di tenuta di mercato.
Ciò nonostante, a causa delle scelte sbagliate e opache della proprietà, noi
siamo in una situazione nella quale c’è il rischio oggettivo che 10 mila lavoratori
perdano il posto di lavoro. La storia poi di questa azienda è molto particolare perché,
a partire dal 2003, la famiglia Landi di Arezzo, che controlla Eutelia Spa, sostenuta
da diversi istituti bancari, acquisisce diverse società nel campo delle telecomunicazioni
e dell’information technology, passando da circa 50 dipendenti a 2.700,
ma la cosa non si ferma. Attraverso acquisizioni, dismissioni e un gioco infinito
di scatole cinesi si arriva all’attuale situazione con Phonemedia (un call center
importante) a circa 10 mila dipendenti complessivamente. Tutto questo ci fa apparire nel corso di questi mesi un dato incontrovertibile:
siamo di fronte al privilegio, da parte della proprietà di azioni puramente di carattere
finanziario. Quello che succede, nel passaggio di proprietà o nella dismissione di
un’azienda, è semplicemente la possibilità di reperire delle risorse a vantaggio della
proprietà sottratte a qualsiasi disegno e prospettiva industriale.
Tutto questo mette a serio rischio un comparto strategico, perché – lo ripeto –
noi ci troviamo di fronte ad una situazione di crisi.
La domanda che ci facciamo è molto semplice: sono imprenditori che hanno
una vocazione industriale o una pura vocazione finanziaria e sulla pelle dei
lavoratori vogliono ancora una volta fare dei profitti, mettendo a rischio non solo il
reddito e l’impiego di questi lavoratori, ma una prospettiva produttiva strategica per
quanto riguarda il nostro Paese ?
Ora, nonostante il fatto che da mesi e mesi questa situazione si protragga, come
abbiamo visto, soltanto recentemente gli organi di informazione si sono occupati di
questa azienda; noi sappiamo purtroppo per esperienza che quando c’è di mezzo il
posto di lavoro e la sofferenza delle famiglie, tutto ciò interessa poco alla comunicazione. Perché è balzata agli onori della cronaca ? Noi ce ne occupiamo da mesi,
infatti come Partito Democratico già nel mese di aprile abbiamo presentato un’interrogazione al Governo e abbiamo avuto anche una risposta di rassicurazione. Ma
ormai queste risposte di rassicurazione non ci bastano più, perché quello che è
capitato dimostra non solo che il Governo non si è occupato della situazione, ma che
siamo di fronte ad una proprietà che non mantiene neanche le normali relazioni
sindacali e non si presenta agli incontri che sono stati istruiti presso il Ministero
delle attività produttive, che sono quindi andati deserti e sono stati assolutamente
infruttuosi.
Perché è balzata all’onore delle cronache Eutelia ? Perché l’altro giorno, come
sappiamo, la notte del 9 novembre c’è stata un’irruzione, capeggiata addirittura
dall’ex amministratore delegato Samuele Landi, un blitz contro il presidio dei lavoratori,
una sorta di occupazione alla rovescia per la quale sono dovute intervenire
le forze di polizia per ripristinare, come si dice, l’ordine e la legalità. Tutto
questo ci fa capire in quale situazione assurda ci stiamo trovando ed è da irresponsabili
non occuparsi a livello giusto di questa vicenda.
Vorrei anche ricordare che, quando parliamo di un’azienda come Eutelia, parliamo
di una situazione che coinvolge molti siti produttivi, molti uffici, molte
situazioni: grosso modo sono circa 15 le regioni coinvolte, per un totale di 10 mila
lavoratori, come ho già ricordato in precedenza.
Cosa chiediamo al Governo ? Noi dobbiamo assolutamente pretendere un cambio
di passo, non possiamo più tollerare questa situazione di opacità, questa situazione
obliqua nella quale non è chiaro quale sia l’intendimento industriale, occupazionale,
professionale e di prodotto di questa azienda. Se non lo si fa in termini
rapidi, possiamo ritrovarci di fronte ad una catastrofe.
Vorrei anche ricordare che le organizzazioni sindacali hanno stipulato nel corso
del 2009 un accordo di solidarietà, che ha portato risparmi per 42 milioni di euro
all’azienda al fine di evitare i licenziamenti. Nonostante questo, Eutelia ha deciso
di cedere tutto il ramo di information technology ad Agile, che a sua volta è stata
acquistata dal gruppo Omega (Massa Liori).
Come si vede questa opacità, questa obliquità, queste scatole cinesi e questa
inafferrabilità del problema mettono a rischio i lavoratori. Allora, vogliamo sapere
in primo luogo se il Governo sia informato di ogni passaggio che si è verificato
e se la vicenda degli assetti proprietari e industriali di Eutelia e Agile corrisponda
ai termini da noi delineati attraverso le nostre interpellanze urgenti, perché
questo è un punto essenziale che va assolutamente chiarito.
In secondo luogo, vorrei anche ricordare, dato il carattere della produzione –
information technology, call center – di questa azienda, che noi abbiamo degli enti
pubblici molto importanti, signor Presidente:
la Camera, il Senato, il Ministero degli interni. Siamo parte in causa e non
possiamo essere, per così dire, indifferenti. La domanda che rivolgiamo al Governo
è se il Governo non intenda intervenire con urgenza per preservare le attuali numerose
e significative commesse pubbliche che Eutelia-Agile ancora detiene, perché in
questa situazione, nella quale viene privilegiato il risvolto puramente finanziario
dell’attività dell’azienda, c’è un’indifferenza da parte della proprietà circa il
mantenimento di queste commesse, il cui venir meno priva quelle professionalità di
una possibilità di lavoro. Ecco un altro paradosso. Infine, noi, come Partito Democratico,
riteniamo che il tavolo attivato dal Governo presso il Ministero delle attività
produttive sia ormai assolutamente inutile e chiediamo che ci sia una nuova convocazione delle parti, che si costringa l’azienda a sedere a quel tavolo, a negoziare
con il sindacato e con i lavoratori, ma che questo avvenga presso la Presidenza
del Consiglio dei ministri, affinché si prospetti una diversa strategia industriale
per l’azienda. Noi, infatti, abbiamo a cuore non soltanto gli assetti occupazionali,
ma anche il futuro di un gruppo strategico per quanto riguarda il settore
delle telecomunicazioni. Non vorremmo assistere, in sostanza, ad una deriva nella quale, come è capitato in tanti esempi negativi, abbiamo il cosiddetto spezzatino: le parti buone vengono dismesse, le parti cattive abbandonate a se stesse, e quelle dismissioni corrispondono semplicemente all’obiettivo di far cassa a scapito dell’occupazione dei lavoratori e delle prospettive dell’azienda. Noi riteniamo che la situazione sia
davvero molto delicata. Vorrei ancora ricordare che nel mese di ottobre sono stati
avviati, attraverso la mobilità, licenziamenti che hanno coinvolto 1.200 lavoratori
di Agile e tutto questo avrà conclusione con la messa in mobilità già ai primi del
mese di dicembre. Questa è un’altra richiesta che rivolgiamo al Governo: interrompere
questa procedura di mobilità che mette in licenziamento questi lavoratori.
Sono questioni molto impegnative. In una situazione di grave crisi occupazionale,
di grave crisi produttiva, di mancanza di prospettiva e di percezione di
futuro dei lavoratori, essere complici della possibilità che un’azienda che ha commesse,
che ha futuro, che ha tecnologia, che ha professionalità, che ha la possibilità
di espandersi, venga messa sull’orlo del fallimento sarebbe un’ulteriore riprova
dell’insensibilità verso i destini occupazionali e produttivi di questo Paese.
Non possiamo accettare che passi semplicemente la nottata, perché lasciar passare
la nottata senza intervenire vuol dire avere molte vittime, molti morti, molti
feriti, molte persone che perderanno la visibilità del loro futuro.
La politica ha il dovere di intervenire, il Governo deve assolutamente dare delle
risposte, ci attendiamo una convocazione presso la Presidenza del Consiglio dei
ministri con l’azienda e con i sindacati per affrontare di petto questa gravissima situazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il Viceministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà
di rispondere.

PAOLO ROMANI, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, rispondiamo
alle interpellanze congiuntamente in quanto le stesse vertono sostanzialmente
sul medesimo argomento. Il Ministero dello sviluppo economico è
a conoscenza e ha seguito con grande attenzione le vicende della società in questione,
che attualmente sta affrontando un periodo di grave criticità. La società Eutelia
è stata costituita nel 1999 e ha come oggetto sociale la fornitura di servizi per lo
sviluppo, la realizzazione, la prestazione e la distribuzione di servizi via Internet ed
altri mezzi informatici e di telecomunicazione. Il presidente del consiglio di amministrazione della società Eutelia ha rappresentato le difficoltà produttive e gestionali, con particolare riferimento al settore IT (information technology) nell’ambito di interlocuzioni con il Ministero dello sviluppo Economico.
L’Azienda, dopo aver dichiarato la volontà di dismissione del ramo IT, nono-
stante l’invito del nostro Ministero a ricercare soluzioni alternative, contestualmente
ha dato luogo al passaggio di proprietà del ramo denominato Agile.
Peraltro, la citata cessione con la quale veniva previsto il trasferimento dei lavoratori
da Eutelia ad Agile, fu valutata positivamente anche dalle organizzazioni
sindacali di categoria.
Tale operazione, pertanto, è avvenuta al di fuori delle sedi governative e senza
che fosse data alcuna comunicazione alle istituzioni.
Le conseguenze di queste azioni sono evidenti: non sono stati pagati gli stipendi
dei lavoratori, le commesse stanno scemando e vi è una notevole tensione sociale
in tutto il territorio nazionale, che in alcuni punti è sfociato in fatti gravi.
Il Ministero dello sviluppo economico ha, in più occasioni, tentato di avviare un
confronto sulle prospettive industriali, purtroppo con scarsi risultati, sia per il
continuo mutamento degli interlocutori imprenditoriali, sia per la tensione generata
dal mancato pagamento delle retribuzioni.
Il nostro Ministero condivide, pertanto, le preoccupazioni degli onorevoli
interpellanti e sta facendo e farà il possibile per sviluppare tutte le iniziative più
adeguate, finalizzate a risolvere positivamente la vicenda, pur nella consapevolezza
di non avere adeguati mezzi per poter incidere su politiche che rientrano nelle scelte di autonomia aziendale.
Si fa presente, inoltre, che gli uffici competenti del Ministero dello sviluppo
economico sono pronti ad attivare con la massima rapidità, ove ne ricorrano i requisiti,
la procedura di amministrazione straordinaria. In queste ultime ore, il Governo
si sta attivando per riportare il confronto ad un livello accettabile, evitando
che le tensioni, oggettivamente generate da comportamenti gravi della direzione
aziendale, creino situazioni non più controllabili.
Relativamente, invece, alla situazione dell’azienda Mahle, si comunica che il
management ha avviato lo scorso 24 settembre la procedura di mobilità per tutti
i dipendenti del sito di Volvera. In tale impianto si producevano valvole per la
Aftermarket. La capacità produttiva era di due milioni di pezzi all’anno, ma nell’ultimo
anno si è ridotta del 50 per cento.
Il Ministero dello sviluppo economico è a conoscenza degli incontri tenutisi presso
l’assessorato al lavoro della regione Piemonte.
In tale sede, l’azienda ha confermato la disponibilità a ricorrere a strumenti
di ammortizzazione sociale alternativi alla mobilità e a valutare la possibilità
di ricollocare i lavoratori presso altre unità produttive del gruppo in Italia. Il
Ministero dello sviluppo economico conferma la propria disponibilità a convocare
un tavolo qualora le parti lo richiedano.




PRESIDENTE. L’onorevole Damiano ha facoltà di replicare per l’interpellanza
Soro n. 2-00534.
CESARE DAMIANO. Signor Presidente,
devo dire che sono profondamente insoddisfatto della risposta. Intanto non si coglie
un punto fondamentale: credo che il Governo stia compiendo una grave sottovalutazione, perché ripropone di continuare gli incontri presso il Ministero delle
attività produttive, quando essi si sono susseguiti per mesi senza portare ad alcun
risultato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Devo anche dire che
a quel tavolo, se ci fosse stato un impegno del Governo, almeno una volta, per cinque
minuti, il Ministro – ma che dico ? Anche un sottosegretario – si sarebbe fatto vedere;
ma neanche questo c’è stato il piacere di verificare (Applausi dei deputati del
gruppo Partito Democratico) !
E allora non si può da una parte affermare « ci siamo impegnati », e dall’altra
lasciar andare la situazione in questo stato di gravissima crisi. Ribadisco allora
un punto fondamentale: se il Governo dichiara di volersi occupare di questa
situazione, bisogna, è assolutamente necessario che il tavolo sia presso la Presidenza
del Consiglio dei ministri.
È un passaggio fondamentale che ci sia la segnalazione di un intervento diretto al
livello giusto, perché quello che viene proposto sembra una risposta al ciclostile, la
abbiamo già sentita nel mese di maggio, è la stessa risposta che mi ha dato in sede
di Commissione lavoro il sottosegretario Viespoli, « ci occuperemo del problema »,
ma non è avvenuto assolutamente niente. Questo è il punto sul quale dobbiamo
interrogarci anche perché è vero che si pone – come è stato detto – persino il
tema dell’amministrazione controllata.
Parliamoci chiaramente: questa dirigenza, questa proprietà non è all’altezza della
situazione, non può condurre questa impresa (Applausi dei deputati del gruppo
Partito Democratico) e la porta al disastro.
Noi non possiamo accettare una cosa di questo genere. Se queste sono le affermazioni,
se questo è il quadro di riferimento, bisogna agire di conseguenza. Ci sono,
secondo i nostri rilievi, circa cento milioni di euro di debiti pendenti tra TFR, INPS,
fisco e fornitori. Abbiamo una situazione nella quale da mesi i lavoratori non ricevono
gli stipendi, abbiamo gli stabilimenti occupati o presidiati. E occupare uno
stabilimento non è mai una situazione facile. Stiamo parlando di tecnici, ingegneri,
impiegati, persone che hanno un rapporto con il lavoro di carattere professionale
altissimo, che hanno occupato.
Siamo stati nei giorni scorsi con i deputati piemontesi ad Ivrea, in quello stabilimento,
a parlare con quei lavoratori e il punto che balza agli occhi è quell’enorme
capacità di professionalità e di tecnologia che viene messa in mora da un comportamento assolutamente inconcepibile di questa proprietà che, lo si capisce, ha
semplicemente l’obiettivo di realizzare dei profitti a breve termine.
È vero, bisogna che il Governo batta un colpo non solo per questa ma per tutte le
situazioni di crisi. Abbiamo bisogno di una scelta di Governo che decida di investire
risorse per sostenere la situazione. È illusorio pensare che tutto si sia risolto.
Quando dico investire risorse intendo dire che occorre anche compiere degli atti che,
in fondo, al Governo non dovrebbero costare un grande sforzo. Ad esempio esiste
una proposta di legge dell’onorevole Bellanova su un punto che ritengo fondamentale,
quello della cassa integrazione. Ma come non possiamo non vedere che è in
esaurimento la cassa integrazione ordinaria per i settori fondamentali ? Raddoppiamone la durata portandola da un anno a due, in modo tale che per l’intero arco di tempo di durata della crisi si abbia uno strumento di protezione che va bene ai
lavoratori e all’impresa. Quando mi si dice che ciò costa io replico che sono soldi dei
lavoratori e delle imprese che giacciono presso l’INPS (Applausi dei deputati del
gruppo Partito Democratico) e che ci sono dei saldi attivi di bilancio su queste partite.
Se il Governo pensa di tenere queste partite sotto sequestro perché il problema
è quello semplicemente di utilizzarle per ripianare altri debiti, noi non siamo d’accordo,
perché si tratta di risorse dei lavoratori e delle imprese e quindi non c’è neanche il problema di mettere delle poste di bilancio da giustificare in Europa.
Questo è il primo punto. Il secondo è il seguente: di fronte alla disoccupazione
come non possiamo vedere il fatto che ci sono, secondo le stime di Bankitalia, due
milioni di lavoratori che non hanno alcuna copertura in caso di disoccupazione ? Allora
portiamo – questa è la proposta che ho avanzato e che giace come tutte le nostre proposte, perché qui siamo vicini a un livello di ascolto pari allo zero, come sappiamo – l’assegno di disoccupazione in modo universale per tutti al 60 per cento dell’ultima retribuzione. Infatti, i nostri figli che perdono il lavoro a progetto hanno il 20 per cento una tantum, il che vuol dire su uno stipendio annuo di 10 mila euro una somma pari a 170 euro al mese di indennità di disoccupazione. E poi ci lamentiamo se c’è una sorta di welfare familiare che vede i nonni e i padri in pensione foraggiare i propri figli in cassa
integrazione a 750 euro al mese o i nipoti che, perdendo il lavoro a progetto, percepiscono delle somme una tantum che non consentono loro di vivere se non un mese
su dodici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Di questo ci lamentiamo e riguardo a questo diciamo che manca un futuro ai nostri figli.
Vi sono poi altre misure che vanno messe rapidamente in atto. Pensiamo al fatto di sospendere il pagamento dei mutui:
se ne è parlato molto, ma si faccia, si faccia immediatamente, perché chi passa
da 1.200 a 750 euro al mese non può sopportare quel carico, soprattutto se c’è
una sola voce familiare di stipendio (e ci sono molti casi di questo genere) !
Allora, si intervenga su questi elementi e poi si risolva anche un piccolo problema
pratico per queste famiglie, perché le banche – si sa – poi si rivalgono anche per
i periodi di non pagamento degli interessi, cumulando successivamente pesi insopportabili per le famiglie: vogliamo o non vogliamo occuparci dei deboli e degli ultimi? Vogliamo riportare queste tematiche sociali del lavoro al centro di una discussione politica ? Ha ragione, l’onorevole Di Pietro: parliamo di giustizia e dei problemi del Presidente del Consiglio, ma vogliamo parlare dei problemi delle famiglie italiane, dei problemi che stanno loro a cuore (Applausi dei deputati dei gruppi Partito
Democratico e Italia dei Valori) ? Se non ci sarà l’autunno caldo, sicuramente per milioni
di famiglie ci sarà un inverno moltoma molto freddo, di disagio, di impossibilità
di arrivare alla fine del mese (esappiamo che le spese per le famiglie sono
molte). Quindi, e concludo, noi insistiamo: la nostra richiesta è secca e netta e continueremo la nostra battaglia, non ci fermeremo, perché le risposte di oggi sono le
risposte di cinque mesi fa, non sono cambiate di una virgola, sono al ciclostile e
non ci soddisfano assolutamente. Vogliamo la convocazione presso la
Presidenza del Consiglio, vogliamo i Ministri presenti, vogliamo che venga convocata
la proprietà insieme al sindacato. La prossima settimana, il 17, questi lavoratori
manifesteranno e si terrà a Roma, appunto, una manifestazione nazionale:
spero che vi sia una grande partecipazione, che siano presenti molti parlamentari
e che si realizzi un incontro tra la politica e le esigenze delle persone, le
esigenze del lavoro, perché questo tema deve diventare un tema nazionale. Partiamo
da Eutelia ma non dimentichiamo le centinaia e le migliaia di situazioni di
difficoltà. Partiamo da Eutelia perché qui c’è un paradosso: c’è una situazione produttiva e occupazionale caratterizzata da professionalità e grandi prospettive e, se
non viene affrontata rapidamente e tolta dalle mani di una proprietà che utilizza i
lavoratori per il proprio tornaconto, compromettiamo un pezzo di tecnologia e di
futuro di questo Paese. È un appello forte: ripeto, noi non ci fermeremo finché non
avremo le risposte adatte e necessarie alle esigenze di questi lavoratori (Applausi dei
deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori) !

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La solita figura da coglione di Paolo Romani,
D'altronde è uno dei tanti scelti da BERLUSCONI p2 per non dire NULLA|

Anonimo ha detto...

Ah, dimenticavo, ha detto una marea di menzogne e CAZZATE|