martedì 13 ottobre 2009

Proclamate 8 ore di sciopero per il 14/10

Domani 14/10 è stato proclamato uno sciopero di 8 ore per supportare il previsto incontro delle 15.00 all MiSE.
Con lo sciopero è prevista una manifestazione di dissenso per i comportamenti aziendali ed il menefreghismo ministeriale con presidio a partire dalle ore 13.00 in via Molise

E' inutile dire che vista la situazione gravissima e delicata la partecipare in massa è obbligatoria.

16 commenti:

Anonimo ha detto...

Dipendenti Eutelia senza paga e futuro, l'indignazione dell' Italia dei Diritti

Giuseppe Criseo, responsabile Lavoro e Occupazione del movimento: "Chi paga i danni economici alle persone? Occorre tutelare i lavoratori con leggi che limitano i continui cambi societari"


Roma - 13/10/09 - "Vediamo che, come al solito, ci vanno di mezzo i lavoratori cioè la parte più debole della società". Questo il primo commento del responsabile per il Lavoro e l'Occupazione dell'Italia dei Diritti Giuseppe Criseo sulla vicenda dei lavoratori Eutelia. Proprio da un dipendente della società, l'11 settembre scorso, è partito un esposto alla procura della Repubblica di Arezzo e alla Guardia di Finanza per chiedere chiarimenti sulla vicenda visto che Eutelia aveva dichiarato circa 2300 esuberi e una serie di passaggi di proprietà e di fusioni societarie che hanno visto coinvolti i lavoratori a cui non sono stati corrisposti contributi previdenziali, fondi sanitari e rimborsi spese. Prosegue indignato l'esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro: "Le aziende hanno la possibilità di difendersi mentre le maestranze sono soggette a lunghe attese per i tempi noti della 'ingiustizia' italiana, generando un clima di incertezza, difficoltà economica ma anche frustrazione personale, individuale e familiare: ma chi i paga i danni esistenziali, oltre che economici, alle persone?". Come si evince dall'esposto il trasferimento da una società all'altra non ha mutato la situazione e pare che una delle aziende subentrate ad Eutelia, Agile s.r.l., non solo non abbia pagato i lavoratori ma avrebbe debiti anche con i fornitori e ciò impedisce a questa società - che fino ad ora ha operato sia con clienti della Pubblica Amministrazione che con privati - di partecipare ai bandi di gara. Come riportato dal suddetto esposto il risultato sarà che Agile s.r.l. tornerà ad avere la sua autonomia giuridica, mentre gli 'esuberi strutturali' ed i debiti ceduti in data 15 giugno 2009 saranno trasferiti in altra azienda dal nome e dalla forma giuridica ancora sconosciuti. Alla luce di questa vicenda senza fine, dura la reazione di Criseo che così conclude: "Occorre una legislazione più restrittiva di quella attuale che deve tutelare i lavoratori e non dare spazio ai continui cambi societari che modificano i rapporti in essere e vanificano accordi sindacali e diritti dei lavoratori".

Anonimo ha detto...

EUTELIA, AL FIANCO DEI LAVORATORI
ottobre 13th, 2009 Posted in EUTELIA

GIOVEDI’ 22 OTTOBRE IL CONSIGLIO PROVINCIALE DISCUTERA’ LA MOZIONE PRC/PDCI SUL DRAMMA OCCUPAZIONALE DI 2200 LAVORATORI

Il capogruppo comunista in consiglio provinciale, Alfio Nicotra, ha reso noto di aver depositato una mozione “aperta al contributo e alle modifiche di tutti gli altri gruppi”, in merito al dramma occupazionale del gruppo Eutelia. La Conferenza dei capigruppo ha calendarizzato la discussione della mozione per la seduta del consiglio prevista per giovedì 22 ottobre. “Domani ci saranno altre 8 ore di sciopero negli stabilimenti ex Eutelia – ha dichiarato Nicotra- e sarò di nuovo con i lavoratori alla loro manifestazione di Roma. La mozione non ha l’obiettivo di piantare alcuna bandierina di partito ma di contribuire ad accendere i riflettori anche ad Arezzo, sede storica del gruppo, su un dramma occupazionale e su scelte aziendali inaccettabili che minacciano di cancellare 2200 posti di lavoro. Mi auguro che da parte della maggioranza come da parte delle altre opposizioni ci sia un atteggiamento solidale e responsabile nei confronti dei lavoratori. Non cerchiamo primogeniture cerchiamo solo di stimolare l’intera classe politica a schierarsi dalla parte dei lavoratori e delle loro famiglie.” Qui di seguito il testo integrale della mozione consiliare:

http://www.alfionicotra.org/?p=365Nicotra

Anonimo ha detto...

Come licenziare duemila persone senza che nessuno se ne accorga

Beatrice Borromeo sul Fatto Quotidiano

Non tutte le aziende in questi mesi di recessione chiudono per colpa della crisi. Ci sono anche storie di malagestione (o almeno di scelte imprenditoriali difficili da comprendere) come quella di Eutelia- Agile, i cui dipendenti sono sempre più disperati: in più di 2.000 sospettano di essere già stati licenziati, ma ancora non ne sono sicuri. Partiamo dalla cronaca di questi giorni. Sembra imminente la richiesta di rinvio a giudizio del pm della procura di Arezzo, Roberto Rossi, nei confronti degli amministratori di Eutelia spa, società aretina quotata in borsa che si occupa di telecomunicazioni e servizi per la pubblica amministrazione, soprattutto ministeri. Tra gli indagati Raimondo e Samuele Landi, rispettivamente amministratore delegato e vicepresidente della società. A difendere il primo, il principe del foro Ennio Amodio, già avvocato di Silvio Berlusconi durante la prima fase del processo Imi-Sir lodo Mondadori. I reati contestati: frode fiscale, falso in bilancio e appropriazione indebita.

Questi i fatti: 2200 dipendenti di Eutelia non ricevono lo stipendio da più di tre mesi. Il 20 giugno 2009 sono stati “ceduti” alla società Agile srl, con sede legale a Potenza, che Eutelia controllava al 100 per cento. “La Agile era un gioiellino – spiega Fabrizio Potetti della Fiom – che lavorava solo per la regione Basilicata e aveva un margine operativo del 33 per cento. Poi Eutelia ha deciso di spostare le attività di information technology in Agile e contemporaneamente ne ha venduto la proprietà alla società per azioni Omega, liberandosi di fatto dei lavoratori e di 54 milioni di euro di trattamenti di fine rapporto di cui non hanno più dovuto farsi carico”. I dipendenti sospettano che si tratti di un licenziamento mascherato con cui Eutelia ha scaricato su Agile (e quindi su Omega) i costi delle liquidazioni. “La scelta di cedere il ramo d’azienda porta indubbi vantaggi a Eutelia e ai suoi azionisti – prosegue Potetti – il Monte de’ Paschi di Siena, per esempio, detiene un quarto dei debiti di Eutelia.
É innegabile che abbia tratto benefici dalla cessione: con questa operazione il credito della banca è stato tutelato perché i costi dei possibili licenziamenti sono stati scaricati altrove”. Parla un avvocato che sta assistendo alcuni dipendenti contro le tre società Eutelia, Agile e Omega: “Eutelia ha trovato un sistema complesso per liberarsi di più di 2mila dipendenti, per non pagare 54 milioni di euro di trattamenti di fine rapporto e per ottenere vantaggi fiscali”. L’avvocato chiarisce: “Eutelia ha simulato la cessione di un ramo d’azienda ma i dipendenti sono stati semplicemente trasferiti a una sua costola. Si tratta di fatto della stessa società. La Agile è stata venduta a Omega per allontanare la responsabilità di un’eventuale bancarotta fraudolenta dagli amministratori dell’azienda madre, Eutelia.

Anonimo ha detto...

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La prova è che, nel contratto di vendita di Agile, Omega si impegna a non intentare alcuna azione legale contro gli amministratori di Eutelia”.
I dipendenti spiegano che non si riescono a trovare giustificazioni industriali a queste decisioni strategiche. Contattate dal “Fatto”, la sede legale di Omega e la società di comunicazione che ne gestisce le relazioni esterne si rifiutano di rispondere in merito. Nei mesi scorsi Eutelia aveva però cercato di preparare il terreno alla cessione dei 2200 dipendenti. Prima dell’estate la dirigenza prometteva imminenti rilanci, ma già nella semestrale di bilancio comunicava di “ridimensionare il perimetro aziendale, focalizzandosi sul settore delle telecomunicazioni” cedendo il ramo Information technology. Hanno anche organizzato una grande convention aziendale a Sorrento. Ma l’Omega, 20 giorni dopo aver acquisito la Agile, sembra aver smesso di funzionare. E di retribuire i dipendenti. “Omega ha vinto una gara d’appalto dal valore di un milione di euro. Per proseguire nel progetto, è stato chiesto di presentare un documento, come da prassi, che dimostrasse l’idoneità dell’azienda a sostenerlo, il Durc.
L’Omega si rifiuta di fornirlo, e lo fa perchè non le interessa perdere clienti”, racconta Elena, dipendente 31enne trasferita da Eutelia a Omega. “Già l’anno scorso, in Eutelia, abbiamo sopportato per un anno il contratto di solidarietà, lavorando il 40 per cento in meno. Ma non è servito. Il loro scopo era di man-darci via, e alla fine ci sono riusciti vendendoci a Omega che – racconta Elena – sta azzerando le capacità operative sue e di noi lavoratori. Non ha neanche presentato al ministero per lo Sviluppo Economico un piano industriale.”Questa la quotidianità lavorati-va di Elena: “Il clima è pessimo. Dal 16 giugno, giorno in cui ci hanno ceduti, non faccio più niente. Ci hanno disattivato gli account per lavorare, non siamo neppure più connessi a internet. L’ultimo stipendio ce l’hanno pagato a luglio. Sono incazzata nera, in Italia queste cose si possono fare e non ci sono mai conseguenze. Sembrerà una cosa da poco, ma sto andando dal medico perché di notte non riesco più a dormire”. Omega, secondo quanto raccontano i dipendenti, si espone al rischio di non durare a lungo senza commesse e con i lavoratori fermi. Se dovesse fallire, chi si farà carico dei tfr o della mobilità? Chi pagherà più di 2mila liquidazioni? L’avvocato di un altro dipendente chiarisce: “Con l’intreccio di queste tre società, Eutelia riesce a eludere costi enormi. Penso che Omega fallirà presto, probabilmente entro un anno. Questo lasso di tempo serve ad allontanare le responsabilità dagli amministratori di Eutelia; anche i passaggi di società e la vendita conclusiva sono state fatte soltanto a questo scopo. Sarà quindi lo Stato a farsi carico dei costi dei lavoratori”. La procedura fallimentare prevede che ai dipendenti di società fallite vadano ammortizzatori sociali. “Ecco lo scandalo – dice l’avvocato – vengono bruciati posti di lavoro e soldi pubblici, a solo vantaggio di Eutelia”.

Anonimo ha detto...

ARGOMENTI A FAVORE DEI LAVORATORI EUTELIA ESTERNALIZZATI I lavoratori

Esternalizzati dalla società Eutelia Spa hanno capito che l’incertezza sul proprio futuro lavorativo non dipende dalla crisi, bensì da precise strategie e meccanismi di mercato attraverso cui si spostano continuamente mezzi e persone, nell’interesse di pochi e contro qualsiasi logica di interesse collettivo. Specie nell’ambito della pubblica amministrazione, dimostrare ciò è estremamente semplice: i servizi cui sono addetti i lavoratori minacciati dalla disoccupazione continueranno ad essere appaltati dalla pubblica amministrazione alle società private. Se si considera, inoltre, che si tratta di servizi a prevalente impiego di prestazioni di lavoro, consistenti nell’assistenza informatica da parte di tecnici specializzati, ci si rende agevolmente conto che tali posti di lavoro non andranno persi, ma saranno semplicemente canalizzati in un’altra (o in altre) società. Questo, ovviamente, a meno che non si attui una trasformazione del servizio tale per cui l’assistenza informatica non assume più rilievo, ma non sembra questo il caso. Quel che è certo, invece, è che 1922 lavoratori, che sono stati ceduti attraverso l’insolito e poco chiaro meccanismo del doppio trasferimento, non ricevono più gli stipendi da mesi. Una politica di esternalizzazione, attuata nel rispetto della legalità, deve necessariamente basarsi sul presupposto che l'impresa terziarizza con lo scopo di affidare realmente ad un'altra impresa il governo dell'attività esternalizzata, su cui il committente continua a mantenere un concreto interesse a beneficiare del risultato prodotto dalla medesima attività in ipotesi di appalto. Ne deriva che la misura del livello di legalità della terziarizzazione dipenderà principalmente dalla qualità imprenditoriale del fornitore (Know how posseduto, esperienza maturata nel mercato, autonomia organizzativa e capacità di gestione del rischio), che di certo è difficilmente riscontrabile in una società utilizzata (o costituita) ad hoc in occasione del trasferimento, specie se controllata dal committente. Al di là di tale logica l’esternalizzazione diventa un’anomalia di mercato. Se si facesse una seria indagine sull’attuale assetto delle esternalizzazioni in Italia, ci si renderebbe agevolmente conto che gran parte della disoccupazione dipende probabilmente da contorti meccanismi che hanno poco a che fare con la crisi, e in un simile contesto la politica degli ammortizzatori sociali non è la soluzione ai problemi dell’occupazione. Occorrono riforme basate sulla reale consapevolezza delle distorsioni del mercato economico che invadono il mondo del lavoro. Cessione e collegamenti societari: cenni alla tutela dei lavoratori in ipotesi di frode alla legge nel trasferimento di ramo d’azienda nell’ambito di un collegamento societario I 1922 lavoratori ceduti da Eutelia Spa hanno dovuto subire, come già accennato, un doppio trasferimento.

Anonimo ha detto...

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Il primo relativo alla cessione del ramo di attività IT dal cedente Eutelia Spa al cessionario Agile Srl. All’atto della prima cessione, la società Agile Srl è interamente controllata dalla società Eutelia Spa. Successivamente, Eutelia Spa attua un secondo trasferimento dei lavoratori attraverso la vendita di Agile Srl a Omega Spa. Tali passaggi pongono una serie di interessanti questioni. In primo luogo, la circostanza che la società cessionaria Agile Srl è controllata al 100% dalla società cedente Eutelia Spa. In generale, la possibilità di potere costituire e controllare più società, spesso nell’ambito di uno stesso gruppo societario, consente una sorta di deresponsabilizzazione a chi governa di fatto le attività ed esercita su di esse il proprio potere decisionale. Questo accade sicuramente nell’ipotesi in cui una società è controllata al 100% da un’altra società, in quanto, nonostante sia evidente l’accentramento dei poteri di governo in capo alla controllante, quest’ultima non ha giuridicamente alcuna responsabilità nei confronti dei dipendenti della società controllata, in quanto si tratta di distinti centri di imputazione dei rapporti giuridici. Nella disciplina dei gruppi di società, infatti, essendo il gruppo di società privo di un’autonoma soggettività giuridica, eventuali forme di responsabilità in ordine alla stabilità occupazionale dei

dipendenti della società controllata non gravano sulla controllante. E’ solo in presenza dell’accertamento giudiziale di una finzione di gruppo finalizzata alla elusione della normativa posta a tutela dei lavoratori che è possibile attribuire al gruppo di società, quale autonomo soggetto di diritto, i rapporti di lavoro facenti capo alle società del gruppo. La cessione può essere dichiarata nulla qualora l’imputazione del ramo d’azienda ad una determinata società si giustifica solo in vista di un intento fraudolento. Quello che si censura in queste ipotesi è l'abuso della personalità giuridica, ossia della 'alterità soggettiva che la creazione di una nuova società ha creato entro una entità soggettiva sostanzialmente unitaria'. Secondo la Cassazione (Cass., 24 marzo 2003, n. 4274), in relazione al caso concreto bisogna rivelare l'esistenza di alcuni requisiti essenziali, quali: – l'unicità della struttura produttiva e organizzativa; – l'integrazione tra le attività esercitate dalle varie imprese del gruppo e il correlativo interesse comune; – Il coordinamento tecnico e amministrativo-finanziario tale da individuare un unico soggetto direttivo che faccia confluire le diverse attività delle singole imprese verso uno scopo comune; – l'utilizzazione contemporanea della prestazione lavorativa da parte delle varie società titolari delle distinte imprese, nel senso che la stessa sia volta in modo indifferenziato e contemporaneamente in favore dei vari imprenditori. Essa precisa, inoltre, come l'individuazione di un unico centro di imputazione dei rapporti di lavoro, al di là degli schemi societari utilizzati, risponde al contenuto dell'art. 2094 c.c. che impone di individuare l'effettivo datore di lavoro, ossia colui che di fatto detiene ed esercita il potere direttivo e disciplinare nei confronti dei lavoratori.

Anonimo ha detto...

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Ferme restando tali premesse di carattere teorico, e considerando, si badi bene, che non si può valutare in questo scritto la liceità o meno delle operazioni poste in essere dalle parti contraenti nella cessione dei lavoratori Eutelia, si reputa necessario un commento sui passaggi societari che hanno caratterizzato il trasferimento. Si può anzitutto affermare con certezza che l’avere trasferito i lavoratori in un società partecipata al 100% ha consentito ad Eutelia Spa di essersi liberata degli obblighi che derivano dalla instaurazione diretta dei rapporti di lavoro. In altre parole, nonostante il potere di governo sia sostanzialmente rimasto invariato in conseguenza del controllo totale di Eutelia Spa su Agile Srl, i lavoratori non potranno più far valere i loro diritti nei confronti di Eutelia Spa, dato che non è più formalmente il loro datore di lavoro, a meno che, come già detto, non si accerti in sede di giudizio la responsabilità diretta della società controllante/cedente nei confronti dei lavoratori ceduti. Il metodo del doppio passaggio è congeniale a tale logica. L’avere trasferito i lavoratori in Agile Srl per poi cedere tale società a Omega Spa, ha consentito a quest’ultima di acquistare un’attività senza diventare la controparte contrattuale dei rapporti di lavoro oggetto di trasferimento. Perché, infatti, Eutelia non ha trasferito il ramo d’azienda con i lavoratori direttamente a Omega Spa? Omega Spa avrebbe acquistato direttamente il ramo d’attività IT assumendosi le relative responsabilità? Non a caso, le stesse organizzazioni sindacali hanno denunciato che nelle lettere di apertura della procedura di cessione si fa riferimento al fatto che la cessione è funzionale alla dismissione delle stesso ramo (cfr. Dossier Eutelia - Agile p. 19). E’ come se le parti, compresi i lavoratori, avessero la consapevolezza che Agile Srl non sia altro che un contenitore privo di una vera e propria anima imprenditoriale, ossia una società senza un’autonomia imprenditoriale. Tale aspetto è ancor più evidente se si considera che, nonostante siano state effettuate ben due trasferimenti (di ramo di azienda a Agile Srl e di azienda a Omega Spa), il cedente in entrambi i casi coincide con la società Eutelia Spa. Tale circostanza avvalora ulteriormente l’ipotesi che, nonostante i lavoratori siano adesso dipendenti di Agile Srl, il trasferimento è stato sostanzialmente posto in essere da Eutelia Spa e Omega Spa . A supporto di tale tesi intervengono le dichiarazioni delle stesse società. Nel comunicato del 17 agosto dell’azienda Agile Srl ai propri dipendenti (cfr. Dossier Eutelia - Agile p. 25), quindi in data

successiva ad entrambe le cessioni, si dichiara che Eutelia Spa ha inviato ad Agile Srl la diffida a corrispondere rimborsi spese, premi di produzione e qualsivoglia competenza maturata antecedentemente al 15 giugno 2009, data relativa alla seconda cessione anche se nel comunicato si fa erroneamente riferimento alla prima cessione. Tale dichiarazione è contestabile sotto diversi aspetti. In primo luogo, il cedente non può ordinare al cessionario di non pagare i crediti maturati dal lavoratore prima del trasferimento, per la semplice ragione che il cedente e il cessionario sono obbligati, in solido, per tutti i crediti che il lavoratore aveva al tempo del trasferimento (secondo comma art. 2112).

Anonimo ha detto...

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Solo il lavoratore può consentire la liberazione del cedente dalle obbligazioni derivanti dal rapporto di lavoro. In tutti i casi, il cessionario è tenuto a pagare i crediti al lavoratore. Ma, soprattutto, bisogna chiedersi sulla base di quale presupposto Eutelia Spa si senta in diritto di interferire sui rapporti di lavoro tra Agile Srl ed i suoi dipendenti. Non poteva interferire in questo modo dopo la prima cessione, dato che i lavoratori ceduti non erano più suoi dipendenti, figuriamoci dopo la vendita ad Omega Spa. Perché allora Eutelia si sente in diritto di intervenire così pesantemente su questioni che riguardano lavoratori che non sono più formalmente alle sue dipendenze? E perché l’amministratore di Agile Srl, anziché esercitare la propria autonomia e adempiere alle obbligazioni imposte per legge, decide di accettare gli ordini imposti da Eutelia Spa? Ai sindacati non è sfuggita l’anomalia di tale comportamento, ed hanno infatti subito ricordato a Agile Srl che è responsabile di tutte le competenze maturate dai lavoratori, indifferentemente se prima o dopo la cessione (cfr. Dossier Eutelia - Agile p. 27). N Anche il cessionario Omega Spa si è ben guardato dal far confluire direttamente l’attività acquistata al proprio interno, preferendo lo strumento del controllo totale delle partecipazioni. La questione circa l’eventuale responsabilità diretta della controllante nei confronti dei dipendenti della società controllata vale evidentemente anche in questo caso. Dall’esposto denuncia inviato alla Procura della Repubblica di Arezzo (cfr. Dossier Eutelia - Agile p. 43 s), si evince, addirittura, che Agile Srl ha lo stesso amministratore unico di Omega Spa (oltre che di Omega finance Spa). Ma allora, che senso ha avuto nell’ambito di tale cessione mantenere due società distinte? A prescindere dalla liceità o meno del comportamento, è cosa giusta che i lavoratori siano considerati dipendenti di Agile Srl piuttosto che di Omega Spa? Che autonomia decisionale può avere Agile Srl nei confronti di Omega Spa, dato l’assetto di partecipazioni posto in essere e la coincidenza dell’amministratore unico delle due società nella stessa persona? Chi tutela i dipendenti di Agile Srl nell’ipotesi di abuso dell’attività di direzione e coordinamento di società da parte della controllante, dato che il legislatore italiano ha predisposto in questi casi una responsabilità diretta della controllante solo in favore dei soci e dei creditori della società controllata (cfr. comma uno, art. 2497 c.c.)? Il committente pubblico e l’utilizzo di buone pratiche in favore della tutela dei lavoratori A prescindere dal necessario intervento legislativo in materia di tutela dei lavoratori nell’ambito dei collegamenti societari, chi può salvare i lavoratori da questi intrecci societari è ovviamente l’operatore pubblico che agisce in qualità di committente.

Anonimo ha detto...

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E’ necessario creare delle buone pratiche idonee a contrastare tali fenomeni. Bisogna soprattutto evitare che lo stesso imprenditore, attraverso la creazione di una o più società, continui a gestire un servizio pubblico spostando strategicamente mezzi, persone e contratti di servizi da una società all’altra, generando stati di crisi e perdita di posti di lavoro. A monte, si dovrebbero favorire gli imprenditori che gestiscono la propria attività attraverso un’unica società. A valle, invece, si dovrebbero penalizzare, nell’assegnazione dell’esecuzione dei lavori pubblici, coloro che si sono dimostrati incapaci di salvaguardare il posto di lavoro degli addetti ai servizi appaltati. Un sistema economico è sano quando è trasparente, ed è l’operatore pubblico a dovere dare il buon esempio, anche perché più sono le società coinvolte nell’erogazione dello stesso servizio, maggiore è l’impegno di risorse per la collettività.

Brevi considerazioni circa i requisiti di legittimità del trasferimento Occorre adesso fare qualche breve considerazione sui requisiti di legittimità del trasferimento del ramo di attività IT, prevalentemente sulla base delle informazioni contenute nell’atto di cessione. Da una prima lettura dell’art. 2 “Oggetto della cessione”, pare che effettivamente il ramo ceduto sia dotato di una propria autonomia imprenditoriale. Oltre ai lavoratori addetti all’attività IT, infatti, fanno parte dell’oggetto della cessione: - gli immobili strumentali all’esercizio delle funzioni di Information Technology; - gli specifici contratti con i clienti afferenti il settore aziendale dell’ Information Technology; - i contratti di fornitura sempre afferenti l’Information Technology; - i crediti maturati per lo svolgimento di attività aziendali legati al ramo di azienda dell’ Information Technology; - le autorizzazioni, le licenze e i permessi relativi l’attività dell’azienda di Information Technology; - i finanziamenti di progetto della regione Puglia; - le obbligazioni e le garanzie rilasciate da Soggetti Terzi; - gli autoveicoli afferenti il settore aziendale dell’ Information Technology; - i beni mobili costituenti i magazzini afferenti il settore aziendale dell’ Information Technology; - la partecipazione in una società cooperativa; - il debito IVA e il debito IRPEF. Centinaia di lavoratori hanno impugnato la cessione, e dunque per l’accertamento dell’illegittimità del trasferimento bisogna attendere l’eventuale decisione del giudice. E’ possibile intanto fare qualche breve commento sulla valutazione dell’oggetto del trasferimento, che è essenziale ai fini della verifica della legittimità della cessione. Nello specifico, non risulta chiaro, a parere di chi scrive, in che cosa consiste effettivamente l’attività di Information Tecnology esternalizzata. Non si comprende bene se si fa riferimento: - all’attività di assistenza software; - all’attività di assistenza hardware e software; - all’attività di cui al punto precedente più la fornitura di componenti hardware; - all’attività di cui al punto precedente più l’elaborazione di specifici software, o altro ancora. Tale individuazione è essenziale ai fini della verifica della liceità del trasferimento, in quanto, affinché si possa rispettare il requisito dell’autonomia funzionale del ramo ceduto ex art. 2112 c.c., è necessario che la cessione abbia ad oggetto una entità economica che oggettivamente si presenti dotata di un'autonomia organizzativa ed economica funzionalizzata allo svolgimento di un'attività volta alla produzione di uno specifico bene e/o servizio.

Anonimo ha detto...

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In altri termini, il ramo ceduto deve possedere tutti i mezzi di produzione necessari per lo svolgimento dell’attività finalizzata alla realizzazione di un particolare bene e/o servizio. E’ evidente che la valutazione dell’apporto dei mezzi di produzione da parte del giudice sarà diverso a seconda della specificità dell’attività esternalizzata. In riferimento al caso concreto, pare che si tratti dell’attività di assistenza software e hardware e della fornitura di componenti hardware, con una netta prevalenza dell’attività di assistenza software. I sindacati contestano che non sono transitate nel passaggio diverse certificazioni, alcuni fornitori strategici, referenze e commesse molto importanti (cfr. Dossier Eutelia - Agile p. 18 s). Se il giudice dichiara l’illegittimità del trasferimento per mancanza dei requisiti stabiliti dalla legge, il lavoratore ha diritto ad essere reintegrato alle dipendenze del cedente, in questo caso Eutelia. La violazione della procedura di informazione sindacale ex art. 47 e la possibilità di annullare gli effetti della cessione nei confronti dei singoli lavoratori La procedura di informazione e consultazione sindacale ex art. 47 della l. n. 428/1990, attivata dalla società Eutelia Spa in occasione del trasferimento dell’attività IT in Agile Srl, è oggetto di

contestazione da parte dei sindacati, che si riservano di agire legalmente a tutela dei lavoratori coinvolti nella cessione (cfr. Dossier Eutelia - Agile p. 19). In particolare, si contesta l’incongruenza delle informazioni fornite dall’azienda circa il numero di lavoratori da trasferire, l’assenza di un rappresentante della società Agile Srl nell’ambito della procedura di consultazione prevista dalla legge e, infine, il fatto che durante la fase di consultazione è cambiata la proprietà di Agile Srl con una evidente violazione in termini di trasformazione delle informazioni ricevute nella procedura in oggetto. La legge prevede che la violazione della procedura di informazione e consultazione sindacale comporta l’applicazione dell’art. 28 sta. lav. in materia di condotta antisindacale. Anche se la legittimazione ad agire in giudizio contro il mancato rispetto degli obblighi procedurali spetta, in via esclusiva, al sindacato, le conseguenze che scaturiscono dall’accertamento della condotta antisindacale possono incidere positivamente sulla sfera dei singoli lavoratori. Al riguardo si contrappongono due tesi: secondo un primo orientamento l'adempimento degli obblighi procedurali andrebbe qualificato come requisito di efficacia del negozio di trasferimento, per cui la violazione delle relative disposizioni comporterebbe la temporanea inefficacia di quest'ultimo, fino a quando i soggetti obbligati ( in questo caso cedente Eutelia e cessionario Agile) non abbiano correttamente adempiuto gli obblighi, in seguito all'ordine giudiziale. In base ad un diverso orientamento, invece, il negozio di trasferimento manterrebbe validità ed efficacia anche in caso di violazione degli obblighi di procedura. Nei confronti dei singoli lavoratori le misure adottate sarebbero comunque inefficaci, a meno che la procedura non venga successivamente effettuata in modo corretto. Per i lavoratori questo significa che se il sindacato ottiene l’accertamento della condotta antisindacale, la cessione dei singoli lavoratori è inefficace, almeno fino a quando le aziende non attuano correttamente la procedura. Più in generale, se si considera che molte aziende tendono ad esternalizzare rami di attività a prevalente impiego di prestazioni di lavoro, ci si rende agevolmente conto che in queste situazioni l'accertamento della condotta antisindacale produce notevoli effetti positivi, sia in termini di maggiore efficacia del ruolo della contrattazione collettiva che nei confronti dei singoli lavoratori. Lidia Undiemi 9 ottobre 2009

Anonimo ha detto...

Cgil, Cisl e Uil danno il via alla “Vertenza Canavese”
di m.c.

Con un comunicato stampa unitario le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil hanno dato il via alla “vertenza Canavese”.

«Con la crisi che miete vittime grandi e piccole – si legge nel preambolo - occorre ripensare ai motori di sviluppo territoriale e prevedere interventi celeri e consistenti».

«Lavoriamo insieme – è l’auspicio -, istituzioni, associazioni imprenditoriali e artigiane, forze politiche e sindacali del territorio, per sviluppare proposte, sinergie e creare condizioni di sviluppo».

I sindacati ricordano come siano molte le crisi in atto attualmente sul territorio (quali Agile, Omnia Service, Sferal, CMA Canavera) e come siano ormai più di 2mila i lavoratori in cassa integrazione straordinaria: Numero al quale occorre però aggiungere almeno altri 400 lavoratori espulsi dalla produzione perché interinali o assunti con contratti a termine non rinnovati.

I sindacati quindi ritengono necessario che la “questione Canavese” torni centrale: occorre «Sviluppare in tempi brevi proposte capaci di creare le sinergie necessarie e le condizioni per attrarre nuovi insediamenti produttivi per riconfermare il peso e il valore strategico del territorio anche in questa nuova fase legata al superamento, certamente difficile, della crisi mondiale».

Questo il documento firmato dai tre segretari territoriali Alfredo Ghella, Sergio Melis e Luca Cortese


Il Canavese nonostante il ripetersi e il prolungarsi di molte situazioni di difficoltà, sia industriale che sociale, ha sempre saputo reagire positivamente conservando la connotazione di un territorio fortemente industrializzato con un buon tenore di vita.

Oggi gli effetti della crisi economica mondiale stanno avendo pesanti ripercussioni sul nostro territorio, ancora segnato dalla scomparsa della Olivetti e dalla necessità quindi di riadeguare il tessuto industriale rendendolo competitivo in relazione alla mondializzazione economica.

Le difficoltà di molte aziende sono ormai evidenti e la situazione risulta allarmante (come alla Agile, alla Omnia Service, alla Sferal, alla CMA Canavera). La stessa situazione della Pininfarina appare assai grave vista la pesante esposizione economica e il perdurare della cassa in deroga.

Anonimo ha detto...

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Molte aziende stanno ormai esaurendo l'utilizzo della cassa ordinaria con il rischio del passaggio, visto il perdurare della mancanza di commesse, alla cassa straordinaria .

Complessivamente sono più di 2000 i lavoratori in Canavese in cassa integrazione straordinaria, a questi occorre aggiungere almeno altri 400 lavoratori/ci espulsi/e dalla produzione perché interinali o assunti con contratti a termine non rinnovati.

Abbiamo comparti come lo stampaggio a caldo dove circa il 70% delle aziende utilizza cassa integrazione e categorie come gli edili dove molte aziende artigiane, circa il 20%, hanno cessato l'attività.

Settori come le telecomunicazioni, che sembravano abbastanza al sicuro, cominciano a utilizzare pacchetti di cassa integrazione (es. Comdata), è il segnale che questa crisi non risparmia nessuno.

La richiesta di commissariamento dell' ASA, azienda pubblica di servizi con più di 400 lavoratori, pone ai comuni interessati problemi di difesa dell'occupazione e anche di tenuta sociale ai quali non ci si può sottrarre.

Il rischio che il sistema industriale canavesano, composto da un tessuto di piccole e medie aziende, non regga complessivamente l'impatto della crisi e si avvii ad un adeguamento produttivo a quote di mercato decrescenti si fa concreto e deve essere scongiurato. Il problema dell’accesso al credito è evidente ed il sistema bancario non offre oggi il sostegno richiesto dalle industrie locali in questa fase particolare che, tra l’altro, penalizza paradossalmente, le imprese che hanno investito in innovazione e scalfisce in misura minore coloro che hanno accumulato profitti tout-court.

A nostro avviso occorre che la questione canavese torni centrale.

Le istituzioni, a partire dai comuni, le associazioni imprenditoriali e artigiane, le forze politiche del territorio devono proporre un vertenza Canavese e sviluppare in tempi brevi proposte capaci di creare le sinergie necessarie e le condizioni per attrarre nuovi insediamenti produttivi per riconfermare il peso e il valore strategico del territorio anche in questa nuova fase legata al superamento, certamente difficile, della crisi mondiale.

Anonimo ha detto...

Catanzaro, vertenza “Phonemedia”: le preoccupazioni della Cgil

CATANZARO. La situazione per i lavoratori del gruppo Phonemedia continua ad essere tutt’altro che rassicurante. Ancora ad oggi non risultano pagati gli stipendi di Agosto e Settembre, né si hanno notizie certe su quando avverranno i pagamenti delle spettanze dovute. Lo scorso 15/09 si sono svolti gli incontri tra le Organizzazioni Sindacali ed i vertici dell’azienda Phonemedia, per quel che concerne i siti produttivi di Catanzaro e Vibo Valentia, sollecitati dalle proteste messe in atto dai lavoratori del gruppo, sfociata nella manifestazione dello scorso 11 Settembre. Una manifestazione in concomitanza dello sciopero nazionale di tutte le aziende del gruppo Raf-Phonemedia, che ha visto un nutrito corteo, con la partecipazione di circa un migliaio tra lavoratrici e lavoratori del sito produttivo di Catanzaro. La manifestazione era volta a sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto accaduto, ed accade tuttora in questa azienda, con la finalità di sollecitare l’intervento ed il sostegno politico delle istituzioni, alla luce degli ingenti fondi pubblici ricevuti dai fondi POR Calabria. Da quella iniziativa sono scaturiti tutta una serie di incontri con le istituzioni locali, che hanno mostrato il loro sostegno alle organizzazioni sindacali in questa vertenza che vede coinvolti circa 2500 persone all’interno della regione Calabria. Dall’incontro del 15/09 tra le organizzazioni sindacali ed i vertici delle aziende Phonemedia ed Omega, dapprima è stato dichiarato il passaggio di consegne da Phonemedia a Omega. Successivamente, per voce del consigliere d’amministrazione di riferimento di Omega, Sebastiano Liori, l’azienda ha chiesto alle organizzazioni sindacali ulteriore tempo per superare i passaggi burocratici di consegne tra le due aziende, anticipando ulteriori sacrifici per i lavoratori.

Anonimo ha detto...

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In merito ai pagamenti delle spettanze del mese di Agosto, ancora dovute all’aziende. L’azienda dichiarava pertanto un ritardo di 20 giorni nel pagamento degli stipendi fino a fine 2009, per poi mettersi a regime dall’inizio del 2010. Al termine di quell’incontro le segreterie regionali di SLC e Uilcom, contrariamente ad altre organizzazioni sindacali, si dichiararono completamente insoddisfatte delle dichiarazioni dell’azienda. Come SLC-CGIL Calabria sollecitammo l’azienda a confrontarsi a livello nazionale innanzi il Ministero dello Sviluppo Economico, presentando un piano industriale, serio e concreto, al fine di comprendere il futuro dei lavoratori di questa azienda. Ancora ad oggi tutte le dichiarazioni aziendali sono state disattese ed ancor peggiore risulta essere la situazione, alla luce dell’incontro tra le segreterie nazionali di SLC-Fistel e Uilcom e l’azienda presso il Ministero dello Sviluppo Economico. “In questa azienda regna la confusione – ha dichiarato Carchidi della SLC-CGIL- ancora ad oggi i vertici aziendali non hanno chiaro il quadro sul futuro del gruppo”. “È con totale sconcerto e completa insoddisfazione – prosegue l’esponente della CGIL – che registriamo le dichiarazioni dell’azienda”. “Per quel che concerne gli assetti societari, registriamo l’avvenuto passaggio, per voce aziendale, in data 27/09, quindi in totale contraddizione di quanto l’azienda stessa aveva precedentemente affermato nell’incontro del 15/09 nelle sedi di Vibo Valentia e Catanzaro. In merito al risanamento ed ai problemi di liquidità l’azienda al tavolo ministeriale non ha saputo dare alcuna notizia certa”. “Il tavolo nazionale ha dato dunque conferma di quanto come SLC Calabria avevamo denunciato a margine dell’incontro dello scorso 15/09 – prosegue Carchidi – una totale inaffidabilità di questa azienda, che innanzi ad una crisi di siffatte proporzioni non è nelle condizioni di presentare un serio piano di sviluppo”.”Nei prossimi giorni saranno indette delle assemblee tra i lavoratori – ha affermato in conclusione il giovane sindacalista – al fine di valutare, insieme ai lavoratori, le più idonee forme di protesta nei confronti di una azienda che sta giocando con il futuro di oltre 2500 famiglie calabresi”.

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Data deposito: 30/03/2009
Data protocollo: 30/03/2009
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Quota Quota di nominali: 7.000.000,00 EURO

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Codice fiscale: 09374590017
Forma giuridica: SOCIETA' A RESPONSABILITA' LIMITATA
Capitale sociale dichiarato: 10.000,00 EURO
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Quota Quota di nominali: 8.000,00 EURO

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Codice fiscale: 10259441003
Estremi della pratica Data atto: 24/04/2009
Data deposito: 19/05/2009
Data protocollo: 19/05/2009
PROPRIETA' Quota di nominali: 18.700,00 EURO
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COMPRAVENDITA THEIA S.R.L.
Codice fiscale: 10259441003
Estremi della pratica Data atto: 25/09/2009
Data deposito: 06/10/2009
Data protocollo: 07/10/2009
PROPRIETA' Quota di nominali: 3.300,00 EURO
Tipo ruolo: ACQUIRENTE

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Rappresentante dell'Impresa
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Codice fiscale: MSSCDM47P30C621H
Residenza MILANO (MI)
VIA VIVALDI ANTONIO 19 cap 20124
Cariche e poteri AMMINISTRATORE UNICO nominato con atto del 16/04/2009

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Sede: ROMA
Estremi della pratica Data iscrizione: 07/10/2009 Data atto: 24/09/2009

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Data apertura: 10/12/2008
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Cittadinanza: SVIZZERA
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Cariche e poteri AMMINISTRATORE UNICO nominato con atto del 25/09/2009
Data iscrizione: 06/10/2009
Durata in carica: FINO ALLA REVOCA
Data presentazione carica: 06/10/2009