sabato 10 ottobre 2009

L'insostenibile "così è se vi pare" dei duemila dipendenti già Eutelia, ora Agile

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro? In Italia vengono premesse e dunque poste in essere le condizioni che rendano effettivo questo diritto?
L'insostenibile "così è se vi pare" dei duemila dipendenti già Eutelia, ora Agile



Grazie all'ormai tristemente noto gioco delle cessioni di ramo d'azienda ecco come può accadere che in Italia centinaia di famiglie vengano depauperate della loro dignità, nella profonda indifferenza delle istituzioni.
7 ottobre 2009 - Nadia Redoglia (Associazione PeaceLink)
Quando l'Olivetti smise d'essere una tra le più grandi industrie tecnologiche mondiali smembrò il colosso aziendale. Tra il '98 e il '99 una buona parte dei dipendenti della sezione "Olivetti Ricerca" passò alla Getronics Solutions Italia. Da qui furono imballati nel ramo d'azienda ceduto all'Eunics, società costituita ad hoc nel 2006 sotto il controllo per il 65% della Finanziaria Italiana e partecipata al 35% da Eutelia S.p.A.. Nel giugno 2009 l'Eutelia cedeva il ramo d'azienda tecnologico dellìInformation Tecmnology all'Agile S.r.l. del Gruppo Omega. Di quest'ultima leggiamo che "In particolar modo ha sviluppato un centre of excellence, basato su un forte expertise e profondo know-how del mercato." Detto in italiano evidentemente l'eccellenza, l'esperienza e la profonda conoscenza del mercato non sono così in armonia con la realtà quotidiana. Infatti oltre duemila dipendenti della controllata Agile S.r.l. non percepiscono lo stipendio da luglio. E' però da gennaio che le cose non funzionano o, meglio, accentuano il mal funzionamento già avvertito fin dalla gestione Getronics seguita dalla transizione in Eunics. In un primo tempo l'Eutelia comunicava l'intenzione di dismettere l'intero comparto IT ricorrendo alla mobilità per i lavoratori -peraltro già in forza con contratto di solidarietà- in attesa di trovare acquirenti, ma il ricorso veniva bloccato dal Mes (ministero per l'economia e sviluppo). I dipendenti e le organizzazioni sindacali s'attivarono a manifestare le loro incertezze. Si chiedevano perché l'azienda, nonostante il patrimonio umano e professionale d'alto livello, mirava a disfarsi del ramo IT, insistendo a non formalizzare un piano industriale che desse finalmente un minimo di garanzie.
Eutelia; Agile
Fonte: www.fiomtorino.it/news/agile-centro-lavorator...
Licenza: CC Attribuzione - Non commerciale 3.0
Intanto cominciavano a vedersi i ritardi delle buste paga. Furono coinvolte le istituzioni locali (le filiali partono da Ivrea e attraversano tutta la penisola), si chiese l'intervento del presidente del consiglio sottoponendogli il bisogno urgente di salvaguardare il settore dell'alta tecnologia, un settore che stava (e sta) patendo oltre modo la ripercussione della crisi mondiale. A maggio 09 la presidenza del consiglio riferiva che la titolarità della vertenza apparteneva al ministero competente e l'intervento del presidente era da riservare solo ai casi d'estrema necessità. Quale poteva essere il caso, visto che a quel momento già ci stavano migliaia di famiglie con futuro estremamente incerto? Nel frattempo l'Eutelia procedeva secondo le sue esigenze mirando alla liquidazione degli esuberi e perorando gli ammortizzatori sociali offrendo di predisporre anche risorse economiche, fino a quando arrivò l'acquirente. Il comunicato informava che l'Eutelia SpA aveva perfezionato la cessione alla società Omega SpA delle proprie attività industriali in ambito IT. La cessione era avvenuta attraverso la vendita ad Omega SpA del 100% della propria controllata Agile Srl, società alla quale erano state in precedenza trasferite le attività IT di Eutelia. Il perimetro IT ceduto rappresentava un volume d'affari annuo (dati di bilancio 2008) di circa euro 120 milioni, presentava un portafoglio ordini di euro 130 milioni e impiegava circa 2.160 risorse su tutto il territorio nazionale. Il prezzo della compravendita era pari a 96.000 euro, corrispondente al valore nominale delle quote Agile trasferite ad Omega. Il perimetro ceduto comprendeva circa 6 milioni di debito finanziario, accollato dall'acquirente.
eutelia; agile
Fonte: www.rassegna.it/articoli/2009/09/17/52015/eut...
Ora più che mai tra i dipendenti (risorse) Agile serpeggia la sfiducia, il malumore e la paura di rimanere soli a gestire il loro futuro. L'azienda a tutt'oggi non ha fornito il minimo appiglio di concretezza. Recentemente il ministro Scajola l'ha sollecitata a pagare gli stipendi pregressi, ma i suoi dipendenti sostengono che ci sono ingenti debiti da fatture dei fornitori. Questi hanno già interrotto le consegne del materiale di ricambio. Ciò è oltremodo inquietante perché viene così a pregiudicarsi lo svolgimento e la continuità del lavoro d'assistenza e manutenzione che già l'Eutelia forniva al settore pubblico e privato. L'Agile a tutt'oggi non ha presentato alcun piano industriale e non risponde alle sollecitazioni sindacali, prosegue a non stipendiare i dipendenti, a non accreditare loro i rimborsi spese e i buoni pasto. I lavoratori paventano oltre a ripercussioni sul tfr, anche la morosità contributiva tenuto conto che ove l'azienda non risultasse in regola col documento d'unità contributiva verrebbe penalizzata non solo nei pagamenti dei clienti, ma le sarebbe impedito l'accesso ai bandi di gara per acquisire altro eventuale lavoro. Le maestranze sindacali hanno inviato comunicazione all'Eutelia affinché chiarisca punti a loro dire oscuri sulla cessione. A fronte di questa situazione che contribuisce ad aggravare il clima da crisi planetaria che investe tutti noi da più parti, sarebbe importante la presenza e l'intervento del Governo non solo in extremis, ma ben prima che si arrivi a questi stadi. Ossia intervenendo quando nell'aria già s'avvertono desideri di disfarsi dei problemi societari e/o economico-finanziari, facendone pagare lo scotto prima di tutto ai dipendenti.
Sarà finalmente giunto il momento per la presidenza del consiglio di valutare l'estrema necessità del suo intervento?

1 commento:

Anonimo ha detto...

VICENDA CALL CENTER PHONEMEDIA / FANCESCO NISTICÒ: “LE ISTITUZIONI SI INTERESSIN
Postato da Salvatore Ferragina il Sabato, 10 ottobre @ 06:30:00 CEST
Contributo di Salvatore Ferragina

Testo integrale della dichiarazione del consigliere comunale Francesco Nisticò (Gruppo misto) sulla situazione dei lavoratori del call center Phonemedia.


“Non capisco come sia possibile che, di fronte a una vera emergenza sociale come quella che vivono i lavoratori del call center Phonemedia di Catanzaro, ci sia un così “assordante” silenzio. La situazione dei 2500 operatori, in molti casi padri di famiglia o giovani che hanno riposto in questo lavoro le speranze di un futuro migliore, è ormai insostenibile. E pur leggendo, di tanto in tanto, articoli di denuncia sulla stampa, non mi pare che ci sia stato da parte delle istituzioni un interesse concreto, almeno per spiegare, senza mezze parole, quali sono le cause che mettono in difficoltà l’azienda e che non le consentono di pagare nei tempi previsti gli stipendi. So infatti che ormai si è accumulato un ritardo di circa tre mesi nell’erogazione delle spettanze. Cosa che ha messo in ginocchio la maggior parte dei dipendenti i quali si trovano a non poter affrontare gli impegni economici assunti allorquando sono stati stabilizzati con contratto a tempo indeterminato. Si parla di rate di mutui o per l’acquisto di un’autovettura. Ma anche, più semplicemente, delle spese quotidiane, quelle che consentono di mandare avanti la famiglia, la cui economia è già fortemente penalizzata dalla crisi imperante. Eppure, da quel che so, l’azienda ha ricevuto dalla Regione, attraverso i fondi Por, un cospicuo finanziamento e la produttività del call center stesso si attesta su livelli alti, ottenendo cospicue commesse. Perché, allora, questo stato di crisi? Perché assumere centinaia di persone e, in poco tempo, non essere capaci di provvedere al loro mantenimento? Eppure, prima delle assunzioni a tempo indeterminato, la corresponsione degli emolumenti era puntuale e non si registravano lamentale da parte dei dipendenti, tranne che per qualche banale errore contabile. Inoltre, mi chiedo, perché gli stessi lavoratori, scesi in piazza qualche settimana fa, non continuino a far sentire la loro voce con ulteriori azioni di denuncia civile e democratica.. Mi auguro che le istituzioni, e in particolare la Regione, si occupino con maggiore interesse di questa vicenda perché non si può lasciare in balia dell’incertezza un così alto numero di persone. Prima illuse di aver trovato, in una Calabria maglia nera per tasso di disoccupazione, un lavoro; poi tradite da una gestione aziendale incapace di garantire stabili”