domenica 14 luglio 2013

Stangata per Isacco Landi Condannato a 6 anni per il filone Eutelia-Agile Il Pm Ielo ne aveva chiesti la metà

Dura la reazione dell'imputato: è una barzelletta. Critico anche l'avvocato: sentenza sbagliata in fatto e diritto. Già depositate anche le venti pagine della motivazione
Licenziati Eutelia-Agile
Licenziati Eutelia-Agile

Arezzo, 14 luglio 2013 - La prima stangata dei processi su Eutelia tocca a lui, Isacco Landi, il meno noto dei tre fratelli. Uno dei quali Samuele, il vero deus ex machina dell'azienda finchè è durata, è latitante a Dubai, mentre l'altro, Raimondo ha patteggiato 4 anni e spiccoli di pena per il filone principale.
Isacco invece è stato condannato per il filone Agile, quello della cessione del ramo It del gruppo, scorporato appunto in Agile, al gruppo Omega. Sei anni la pena del processo che si è concluso venerdì nel tardo pomeriggio al tribunale di Roma, quarta sezione penale. Quasi il doppio della richiesta del Pm Paolo Ielo, che aveva proposto tre anni e sei mesi.
I giudici, invece, hanno considerato Landi colpevole quasi alla pari degli altri due imputati, Antonangelo Liori e Claudio Massa e gli hanno inflitto una pena non distante dalla loro: nove anni all'ex direttore dell'Unione Sarda, patron del gruppo Omega che acquistò Agile da Eutelia e otto anni a Massa, amministratore di fatto di Agile fino al momento della bancarotta fraudolenta da una dozzina di milioni.
Ielo aveva chiesto per entrambi dieci anni. Come a dire che l'unico che si è visto accrescere la pena rispetto alla requisitoria dell'accusa è stato proprio Isacco Landi. Stralciata da tempo la posizione del fratello Samuele, per un difetto di notifica. Sarà processato a parte, ma rischia su queste basi un'altra mazzata.
Immediata la reazione di Isacco: è una barzelletta, ho solo votato la cessione in consiglio di amministrazione ma non sono stato coinvolto nella fase operativa, anche percheè le mie competenze riguardavano soltanto la parte commerciale. Duro anche il commento del suo avvocato: sentenza sbagliata in fatto e diritto, abbiamo buoni motivi per ricorrere in appello.
I giudici infatti con una procedura insolita hanno depositato insieme al disposivo anche le motivazioni: venti pagine che spiegano come si è arrivati al verdetto. Soddisfatti invece i sindacati, con centinaia di lavoratori che si erano costituiti parte civile: la sentenza prova che è illegittimo depredare un'azienda.

Nessun commento: