martedì 28 aprile 2009

EUTELIA E',BRACCIO DI FERRO BARRICATE ANTI-SPEZZATINO

UN FERMO NO all’operazione «spezzatino», quello pronunciato con forza dai sindacati al tavolo di crisi. Il lungo braccio di ferro, che si è protratto fino a notte al ministero, ha lasciato aperte molte incertezze e qualche spiraglio. E’ appeso ad un tenue filo, il destino di Eutelia. Non si gioca più in via Calamandrei, antica sede del gruppo aretino, dove si tracciavano le strategie e decideva lo shopping delle aziende telefoniche, si definisce invece sui tavoli del ministero e in quelli austeri delle aule di giustizia. Una cosa è certa, la vertenza Eutelia ha un respiro nazionale, che sindacati e vertici ministeriali le attribuiscono in vista dei futuri assetti che il settore delle tecnologie It assume nel panorama del Paese, ma non solo. Identica importanza le compete anche per il numero dei dipendenti che rischiano il posto di lavoro a causa del groviglio finanziario e giudiziaro, in cui si muove l’intera vicenda, su cui pesa la richiesta di mobilità per 1957 addetti. Motivazioni, queste che hanno imposto la costituzione del tavolo di crisi al ministero dello sviluppo e del lavoro, che si è riunito ieri, con la partecipazione dei rappresentanti della presidenza del consiglio per sbrogliare l’intricata matassa.

IL PRIMO INCONTRO si era concluso con un niente di fatto. Le posizioni erano risultate inconciliabili. Da una parte i vertici di Eutelia, arroccati sulla richiesta di mobilità per quasi duemila addetti e pronti a cedere il settore It del gruppo a «fantomatici» acquirenti, dall’altra i sindacati che invocavano la ricapitalizzazione della società, l’uscita dalla proprietà della famiglia Landi e la costituzione di un nuovo assetto societario con la partecipazione di soggetti pubblici, in grado di farsi carico degli appalti assegnati ad Eutelia e di garantire i posti di lavoro. Posizioni inconciliabili, quelle che si sono scontrate alla vigilia del nuovo summit ministeriale, che è iniziato nel tardo pomeriggio e si è concluso a ora tarda. I contratti di solidarietà, che hanno permesso di alleggerire i costi dell’azienda, non hanno consentito però di risolvere la crisi finanziaria.IN MATTINATA, le organizzazioni sindacali avevano organizzato una manifestazione di protesta e sensibilizzazione davanti alla Regione Lombardia e gli stessi vertici regionali avevano assicurato la loro partecipazione al tavolo di crisi ministeriale. Al tavolo di crisi hanno partecipato anche i rappresentanti di tutte le Regioni coinvolte nella vertenza.

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