martedì 10 febbraio 2009

Per ora solo parole.

Il comunicato rilasciato da Eutelia dietro richiesta della CONSOB, lascia intravedere qualche spiraglio per la chiusura della vertenza aperta nel mese di Gennaio dalla proprietà dopo l'annuncio della dismissione del comparto IT.

Di annunci, proclami e comunicati, la famiglia Landi ne ha rilasciati tanti che sono stati puntualmente disattesi, per cui solo alla presentazione del piano industriale si potrà capire realmente come stanno le cose.
Di sicura Eutelia non ha piu intenzione di operare nel campo dell'information tecnology.

La lettera che il FIM-FIOM-UILM ha inviato alla Presidenza del Consiglio ed ai Ministeri del lavoro e dello sviluppo economico, presenta un allegato molto importate che descrive in maniera molto precisa ciò che i Landi hanno fatto e non, in questi 2 anni di cattiva gestione. Si rilascia la parte finale relativa alle considerazioni e prospettive aziendali.
Per chi volesse tutto il documento puo scrivere a questa redazione:


CONSIDERAZIONI FINALI E PROSPETTIVE AZIENDALI

Riteniamo che i problemi principali della società siano dovuti ai fattori sopra denunciati che in generale si traducono nel fallimento dell’integrazione delle TLC e IT (in sostanza del “piano industriale” di Eutelia). Questo è dovuto principalmente alla mancata capacità dell’azienda di passare da una cultura (e quindi una conseguente gestione) “utente” (tipica delle società di TLC) ad una incentrata sul “cliente” (tipica di tutte le società di IT).

In una condizione di oggettiva difficoltà aziendale e, più in generale, di tutto il mercato dell’ICT, riteniamo questa organizzazione esiziale per la società. Tutti i maggiori concorrenti dell’azienda, in questa situazione di crisi e di compressione delle tariffe riconosciute dai clienti, hanno operato nella ricerca di una ottimizzazione dei costi sulle prestazioni base per poi introdurre nuove soluzioni che potessero incrementare i margini della commessa.

Eutelia, a causa dell’organizzazione aziendale e dell’accentramento feroce di tutte le scelte commerciali e/o industriali, della perdita di professionalità su prodotti e servizi che potevano invece offrire altre soluzioni molte altre realtà (e che il mercato richiede) ma anche a causa di una mancata riorganizzazione sulla base dei costi, ha visto la sua fetta di mercato progressivamente erosa.

Il contratto di solidarietà che ha indubbi effetti positivi sui conti della Società, in virtù di una applicazione dell'azienda indipendente dalla gestione delle commesse, rischia di vanificare la possibilità di onorare e acquisire nuove commesse. Infatti le ripetute sollecitazioni RSU, conti alla mano, tra l’applicazione della percentuale di solidarietà e le penali che un servizio organizzato in tal modo potevano comportare hanno indotto l’azienda a rivedere la sua applicazione. Diverse nuove opportunità con clienti importanti non sono state colte (Poste ad esempio) mentre le penali erogate sui disservizi prodotti hanno comportato un aggravamento dei conti.

E’ evidente anche qui la gestione centralistica dell’azienda che, operando un mero calcolo economico, ha cercato di utilizzare indiscriminatamente il contratto di solidarietà nella sua massima percentuale di riduzione oraria anche di fronte a clienti e attività che oggettivamente richiedevano una copertura di servizio ed una attività oraria molto più alta.

In diversi territori le RSU, ma soprattutto diversi responsabili aziendali, hanno più volte sollecitato i vertici aziendali a rispondere in maniera più attenta alle richieste di aumento dell’orario in virtù delle sollecitazioni dei clienti. Purtroppo nulla, se non tardivamente è stato fatto con evidenti danni economici e perdita di attività.

Riteniamo a questo punto che non ci siano alternative, la società deve prendere atto del fallimento di una gestione che ha oggettivamente aggravato le già difficili situazioni ereditate e deve correggere velocemente la sua impostazione adeguandola a quella delle migliori pratiche del settore.

Si rivaluti anche l’impostazione sin qui data dell’integrazione tra TLC e IT, in Italia non è ancora riuscita a nessuno e forse, considerato anche il bassissimo livello di investimenti nel settore, la necessità di suddividere gli stessi investimenti su due settori diversi a livello superiore dei concorrenti e la scarsa propensione all’innovazione del sistema paese (nessuno escluso PAC, PAL, Finanza, Industria etc.) , non è un’operazione ad oggi fattibile soprattutto nelle condizioni in cui si trova Eutelia.

Alla luce delle considerazioni fatte, della scellerata scelta di dismettere le attività IT e di presentare un “piano industriale” per la parte TLC in forte difficoltà, riteniamo che:
• o la proprietà ricapitalizza e si incomincia ad investire e ad operare al meglio per cercare di realizzare il progetto industriale e si mettono in condizione le realtà TLC e IT di operare nei rispettivi settori di influenza con le eventuali sinergie possibili che potrebbero creare comunque valore
• o la proprietà vende ad un soggetto industriale in grado di dare continuità e sviluppo a tutte le attività attraverso un nuovo e credibile piano industriale che valorizzi i due settori

E’ evidente però che in entrambe le scelte tutto il management di riferimento debba avere una altissima competenza, professionalità ed esperienza specifica sia nel settore IT, sia in quello TLC.

In quest’ottica è evidente che il mantenimento della ”integrità” dell’azienda è per noi fattore importante nella valutazione delle operazioni che l’azienda potrebbe mettere in atto per far fronte alla situazione e che un’operazione di “spezzatino” che faccia perdere le attività più appetibili sul mercato, lasciando i problemi in un contenitore vuoto, sarebbe per noi inaccettabile.

Tutte le possibili iniziative aziendali devono prevedere un quadro unitario che dia risposte alla totalità dei lavoratori. Per far questo è evidente la necessità di un piano industriale generale che contempli le due realtà TLC e IT.

Per garantire un minimo di capacità finanziaria, di solidità e affidabilità della società e delle conseguenti operazioni industriali e/o di trasformazione che potrebbero essere messe in atto, le somme a garanzia del TFR e le proprietà immobiliari (sedi e terreni) lasciate da Getronics e Bull, devono essere integralmente lasciate e/o riportate nel perimetro societario.

L’acquisizione di Getronics al prezzo simbolico di un euro ha portato in dote diversi milioni di euro di TFR (non meno di 54 ml€) ed un significativo volume di commesse di circa 180 ml €; l’acquisizione di Bull ha portato contratti con clienti importanti (commesse per oltre 80 ml€), un capitale enorme in proprietà immobiliari tra cui quella sul sito di Pregnana Milanese ricadente sul territorio della futura EXPO di Milano e circa 7 milioni di euro per incentivazioni all’esodo a cui la società non ha voluto dar seguito.

Se includiamo anche i contratti con i clienti acquisiti dalla società, tutta l’operazione ha portato diverse centinaia di milioni di euro ad Eutelia. In nemmeno due anni quasi tutto è stato disperso; molto è andato direttamente alla Finanziaria Italiana della famiglia Landi, come i 14 ml€ per la vendita della propria quota di Eunics (65%) ad Eutelia, acquisto effettuato per la cifra di …65 centesimi di Euro!!!

Oggi sono rimasti solo alcuni dei clienti più importanti e nessuna opportunità in più di un certo valore è stata realizzata in entrambi gli ambiti TLC e IT.; riteniamo doveroso che la proprietà si faccia carico di questo fallimento gestionale e dello svuotamento di valore dell’azienda.

Cosa ne è stato della mancata vendita di Mobyland in Polonia, già concordata e finita con una perdita della caparra da parte dell’acquirente. Una società di diritto Lussemburghese di cui non si conoscono i soci. Perché si è fermata quella vendita, che avrebbe potuto portare risorse fresche in azienda in un momento in cui sono indispensabili per far fronte ai debiti e rilanciare la società?

E dove sono oggi tutti i valori e le proprietà immobiliari lasciati dalle aziende acquisite, in quale perimetro societario e a disposizione di chi?

Oggi possiamo solamente dire che sicuramente non sono state utilizzate per rilanciare l’attività e garantire il futuro dei lavoratori. Riteniamo che la famiglia Landi debba garantire con risorse proprie questi vuoti e che questi valori possano costituire una dote importante per il futuro dei lavoratori che, finora, sono gli unici insieme alle casse dello Stato, ad aver pagato la crisi prodotta.

A fronte di tutto ciò come si giustificano gli enormi compensi erogati ai dirigenti apicali e ad alcuni azionisti, quale è il valore creato e a fronte di che cosa hanno meritato tutto questo, in un momento in cui i lavoratori stanno sostenendo l’azienda con la perdita del salario e la prospettiva di perdere anche il lavoro.

Per questo, quindi, riteniamo necessario e doveroso che Finanziaria Italiana, facente capo alla famiglia Landi (a quanto ci risulta) e maggiore azionista di Eutelia, intervenga direttamente a sostegno e a garanzia delle ipotesi di soluzione della crisi.

Immaginiamo infatti che, a prescindere dalle decisioni che verranno assunte e dalle operazioni societarie decise dal Consiglio d’Amministrazione, la famiglia Landi, direttamente responsabile di quanto accaduto, non possa abbandonare il “giocattolo” dopo averlo utilizzato in questo modo.

Consapevoli della drammatica situazione di incertezza sul proprio futuro lavorativo in cui si trovano oggi tutti i lavoratori di Eutelia e della responsabilità che tutti (Azienda, Istituzioni e rappresentanza politica in primis) si devono assumere per non disperdere una delle più importanti realtà italiana di telecomunicazioni e informatica, ribadiamo l'assoluta necessità di aprire il confronto, sulla base delle analisi e proposte esposte, per salvare Eutelia e i suoi lavoratori proseguendo con l'utilizzo del Contratto di Solidarietà sottoscritto e senza atti unilaterali dell'azienda che obbligherebbero Sindacato e Lavoratori ad una ferma e decisa opposizione in azienda e nei territori interessati.

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