giovedì 23 aprile 2009

Ricapitalizzazione e uscita della famiglia Landi

Il piano dei sindacati: «Così la salvezza». Ma serve chi compra

L A RICETTA c’è. E’ già pronta, è stata stilata con cura ed ripiegata nel valigetta ventiquattr’ore dei segretari nazionali dei metalmeccanici delle tre organizzazioni sindacali, che il prossimo 27 aprile si presenteranno a Palazzo Chigi per partecipare alla riunione dell’unità di crisi, istituita presso la presidenza del consiglio. Una cura salvavita articolata su tre punti: ricapitalizzazione di Eutelia, uscita dalla società della famiglia Landi, creazione di una compagine societaria pronta ad acquistare il gruppo. Un piano, quello per salvare l’azienda e duemila posti di lavoro, studiato nei minimi dettagli, che ha un’unica strada obbligatoria, la costituzione di una società acquirente, in grado di rimettere in moto tutta la macchina organizzativa dell’azienda. Il nuovo soggetto, chiedono i sindacati, dovrà nascere con quote di capitale pubblico e privato, soprattutto dovrà muovere i primi passi senza essere gravato dai debiti, che attualmente pesano sulle spalle di Eutelia. Come sperano di ottenere il miracolo, i sindacati? Semplice, impegnando la famiglia Landi a ricapitalizzare la società con soldi freschi e con la vendita delle grandi aree edificabili acquisite tramite Bull a Pregnana nel Milanese, proprio al centro della zona dove sorgerà Expo 2015. Ma questa è solo la prima parte del programma che sarà portato all’attenzione di Palazzo Chigi. Attualmente Eutelia partecipa con una quota pari al 90 per cento ad una società con la Regione Molise, che detiene il restante 10 per cento: ebbene, partendo da questa esperienza, i sindacati sollecitano la nascita di un gruppo a capitale misto, con quote delle società finanziarie della Regione Toscana, Lazio e Campania, a cui si aggiungano privati operatori, che hanno già mostrato attenzione a quanto sta accadendo in via Calamandrei. I nomi sono appena sussurrati, addirittura sono oggetto di decise smentite, che però non convincono più di tanto. A più riprese si è parlato della disponbilità di Almaviva e della Sirti, due aziende molto note che operano nel settore It, con capacità e conoscenze in grado di assumersi il ruolo di «salvagente». Non c’è dubbio che si tratta di un progetto articolato, destinato a coinvolgere tutte le parti in causa e il cui buon fine è legato all’accettazione dei vertici di Eutelia, che fino ad ora hanno mostrato di perseguire altri obiettivi.«L’AZIENDA — affermano i sindacati — vuol disfarsi del personale, 1957 unità, e mettere in vendita i lucrosi appalti che ha ottenuto dai ministeri, dalle Regioni, dalle banche e dagli enti locali, preoccupandosi così di tutelare solo i propri interessi». Nel corso dell’incontro al ministero dello sviluppo e del lavoro, Eutelia aveva ventilato la cessione di un ramo d’azienda, in grado di recuperare solo 287 posti di lavoro. «E’ un diversivo — hanno dichiarato i rappresentanti sindacati — che non accetteremo mai».

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo post (la fonte?) dà un'interpretazione possibilista dell'operazione di salvataggio su cui si confronterà il tavolo di crisi. Ma c'è una contraddizione: come si fa a chiedere proprio ai Landi di ricapitalizzare Eutelia (magari facendo ricomparire i soldi scomparsi e gli asset dirottati) e poi si dice che devono uscirne?
Sono invece i soggetti acquirenti delle attività ICT che devono investire per primi. Poi si rivarranno sui Landi in tutte le sedi opportune, ma la cosa non potrà avere che tempi lunghi, mentre i dipendenti e il mercato non possono aspettare neanche fino a giugno.
Per questo bisogna che il tavolo di crisi identifichi al più presto un soggetto credibile (amministrazione controllata?) con cui i possibili acquirenti (quelli citati ma anche altri che probabilmente ci sono) possono trattare.

Anonimo ha detto...

La fonte è La Nazione di Arezzo del 23/04/2009